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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 08:01.
NEW YORK. Julian Assange, padre-fondatore di Wikileaks, ha messo a segno un altro colpo - elettronico ovviamente - nella sua battaglia contro i segreti di stato. In particolare quelli americani. Questa volta ha messo in rete un documento segreto della Cia. Che parla anche dell'Italia e dei possibili effetti negativi per gli Stati Uniti delle cosiddette extraordinary rendition.
Si tratta di un memorandum scritto appena sei mesi fa - per la precisione il 5 febbraio 2010 - dalla cosiddetta Cellula Rossa della agenzia di Langley, una task force di analisti creata all'indomani dell'11 settembre dall'allora direttore George Tenet per affrontare la più vasta gamma di tematiche di interesse per la Cia e il governo americano purché in un modo non-convenzionale e «fuori dagli schemi».
In questo documento di tre pagine gli analisti di Langley prendono in considerazione la possibilità, solo apparentemente remota, che il resto del mondo percepisca gli Stati Uniti come «un paese che esporta terrorismo». All'interno di questa ipotesi, viene valutato un sub-scenario sul rischio di dare l'impressione di "doppio-pesismo" in materia di sicurezza nazionale.
Il riferimento è alle cosiddette extraordinary rendition, e cioè le catture extragiudiziarie di personaggi sospettati di legami con gruppi terroristici. Il primo e unico esempio che si fa è quello di Abu Omar, l'imam egiziano rapito dalla Cia nel 2003 a Milano e trasportato clandestinamente in Egitto. E si associa la decisione della magistratura italiana di spiccare mandati di cattura «contro gli agenti americani coinvolti nel rapimento dell'egiziano», al rischio che un paese straniero possa ritenere queste operazioni come «troppo unilaterali».
«Il moltiplicarsi di casi simili - continua il documento - potrebbe non solo danneggiare le relazioni degli Stati Uniti con altre nazioni, ma anche la lotta globale al terrorismo». Anche perchè, si fa notare, il governo statunitense da una parte non ha mai riconosciuto la Corte Internazionale dell'Aia e dall'altra ha optato per la strada degli accordi bilaterali che garantiscono l'immunità per i propri cittadini che operano all'estero.
Sul fronte più generale della possibile percezione degli Stati Uniti come di un paese che esporta terroristi, secondo gli analisti di Langley, l'ipotesi non è da ritenersi del tutto peregrina: «Contrariamente a quanto si crede, l'esportazione di terrorismo o di terroristi da parte americana non è un fenomeno nuovo, né associabile solo ai radicali islamici o individui di etnia mediorientale, africana o dell'Asia meridionale. Questa dinamica si scontra con la convinzione americana che la nostra società libera, democratica e multiculturale minimizza il fascino del radicalismo e del terrorismo per i cittadini degli Stati Uniti».