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Bossi promuove a pieni voti il "porcellum" e la Lega si prepara a mediare con Fini, Cota in missione

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2010 alle ore 20:57.

«È una legge perfetta, non si può tornare al passato quando gli accordi si facevano dopo il voto. C'è già, il Pd ne vuole una che va bene a lui, ma a noi va bene questa». Parola del leader della Lega, Umberto Bossi, che promuove così la legge elettorale. La stessa che uno dei suoi fedelissimi, il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che la mise a punto quattro anni fa, definì «una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti con il popolo che vota».

Ma a Bossi va bene così com'è e qualsiasi tentativo di cambiarla, su cui l'opposizione fa fronte comune, verrà sbarrato. Non ci saranno quindi rivoluzioni su quel fronte e il governo andrà avanti fino alla fine della legislatura. A Bersani, infatti, che da Rimini aveva profetizzato una conclusione anticipata dell'esecutivo, il Senatùr risponde per le rime. «Se è questo che pensa - aggiunge Bossi - allora perché è andato da Berlusconi a piagnucolare e chiedergli di non andare a elezioni? Lui è il primo a dire una cosa e a fare il contrario, perché aveva paura del voto».

Quanto, poi, a possibili alleanze che uniscano il Pd e l'Udc, il segretario del Carroccio ostenta tranquillità. «Casini e Bersani sono sempre stati alleati e anche adesso lo sono». E comunque un tandem tra i due non suscita alcuna preoccupazione dalle parti della Lega. Perché? «Se c'era da andare a elezioni io e Berlusconi - avverte il Senatùr - le vincevamo tranquilli e quando gli altri si sono accorti che i sondaggi lo confermavano, Bersani è andato a piagnucolare "Silvio, non andare a elezioni". Sia lui sia Fini hanno avuto paura». Ma la replica del segretario del Pd non si fa attendere. «Bossi chieda a tutti i portinai, alle guardie delle residenze pubbliche e private di Berlusconi - attacca Bersani -, se mi hanno mai visto bussare, tanto meno piagnucolante...».

Altre bordate poi sono riservate al presidente della Camera. Anche se il Carroccio, dopo il vertice di Villa Campari, si è ritagliato il compito di provare a ricucire il rapporto tra Silvio Berlusconi e l'ex leader di An. Compito assegnato al governatore del Piemonte, Roberto Cota. «Ho mandato lui - aggiunge ancora Bossi - a sentire come e se si può aiutare a unire più che a rompere. Mi sembra che ci vada mercoledì». Ma fonti vicine all'ex leader di An smentiscono un incontro tanto ravvicinato e assicurano che non ci sarà alcun contatto tra Fini ed esponenti della Lega Nord prima della festa di Mirabello, chiusa il 5 settembre proprio dal presidente della Camera. Che, assicura comunque il numero uno del Carroccio, «secondo me manterrà la parola data. Adesso tutti hanno visto che si può andare a elezioni. È vero che il presidente della Repubblica era contrario e li ha salvati. Però queste cose gli riescono una volta, non due«.

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Ad ogni modo se la maggioranza dovesse venire meno in Parlamento la strada obbligata resta quella delle urne. «Se avvenisse - spiega Bossi - che non ci sono i voti, fatalmente bisognerebbe andare a elezioni ed è meglio per tutti. Questa volta se non ci fossero i voti si andrebbe a votare davvero. Vedrete che tutti voteranno, tutti manterranno la parola anche quelli che prima avevano dimenticato la parola data». Poi, quando i cronisti lo punzecchiano sull'ipotesi di un nuovo partito dei finiani, taglia corto. «Non so niente, ho già i miei problemi e non voglio occuparmi di quelli degli altri». Prima, però, trova il tempo di ricordare che «Berlusconi è evidentemente un perseguitato» e che alle elezioni comunali di Milano «tenteremo di vincere anche se è difficile, faremo una lista per vincere». Un ticket Lega-Pdl? «Non so ancora nulla e non voglio far litigare, anche perché non ne abbiamo ancora parlato con Berlusconi». Ma poco prima, alla domanda su un eventuale candidato leghista, aveva risposto: «Quello per forza». Dalle parti del Carroccio la ricandidatura di Letizia Moratti è evidentemente tutt'altro che scontata.

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