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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2010 alle ore 11:48.
Un altro milione circa di persone è sfollato nelle ultime 48 ore nel Sindh, nel Pakistan meridionale, mentre le inondazioni continuano a devastare il Paese. Lo hanno reso noto oggi le Nazioni Unite a Islamabad. «È ancora alta la preoccupazione per il sud», ha detto una portavoce dell'Onu, Stacey Winston, durante una conferenza stampa. «Nelle ultime 48 ore circa un milione di persone è sfollato», ha aggiunto. Nei giorni scorsi le Nazioni Unite ha detto che almeno sei milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa delle inondazioni che colpiscono il Pakistan da circa un mese.
Il bilancio ufficiale dei morti nelle inondazioni in Pakistan, che già ne stima 1.600, crescerà comunque in modo rilevante. Lo ha detto un portavoce dell'Autorità per la gestione dei disastri nazionali, facendo riferimento alla prossima fine delle piogge. «Quando i livelli dell'acqua indietreggeranno, troveremo molti cadaveri».
Il quadro nella provincia di Sindh è allarmante: come detto, circa un milione di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni nelle ultime 48 ore, mentre in tutto il Paese sono sei milioni gli sfollati. L'evacuazione di 300mila abitanti è stata ordinata a Thatta, nel sud, 70 chilometri da Karachi.
I problemi non arrivano solo dagli eventi atmosferici. «La crisi umanitaria in Pakistan, oltre a mettere in ginocchio uno dei paesi più instabili del pianeta, rischia di rilanciare i talebani. il gruppo Tehrik-e Taliban - secondo l'intelligence statunitense - progetta attacchi agli stranieri che portano aiuti».
Il portavoce dei ribelli Azam Tariq ha confermato in un comunicato che gli Stati Uniti e altri paesi non si stanno concentrando solo sui bisogni degli alluvionati ma hanno anche «altre intenzioni»: «Nessun sostegno sta arrivando alle persone colpite e, dal momento che le vittime non ricevono aiuto, quest'orda di stranieri per noi non è affatto accettabile. e quando diciamo che qualcosa è inaccettabile per noi, ognuno può tirarne le conclusioni». Una prospettiva che ha spinto le nazioni unite a rivedere le misure di sicurezza approntate da quando è cominciata l'emergenza. «Saremo costretti a ritardare l'invio di aiut», ha spiegato un funzionario governativo pakistano.