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Cantami, o Diva, il grande esodo di Atene dai conti insostenibili

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2010 alle ore 08:03.

Che lingua, il greco. Bello, musicale, senza tempo. L'incubo del liceo ti folgora all'aeroporto di Atene con il cartello Exodus-Exit. Esodo, che in Italia banalizziamo con il controesodo ferragostano, fa venire in mente migrazioni bibliche, la ricerca della terra promessa. Come la Grecia, che ha deciso - dopo le mille piaghe inferte dell'inefficienza - di lasciare le paludi dei conti insostenibili. Per superare la krise, altra parola straordinaria, la fase in cui la crisalide si trasforma in farfalla.

In questi mesi i greci hanno dovuto rispolverare parole cadute in disuso, come antagonismòs, che vuol dire concorrenza. Hanno imparato parole vecchie dal significato nuovo, come eleuterose, che in tempi moderni significa liberalizzazioni. Hanno smesso di sperare nelle sintaxis, le pensioni che dovrebbero essere la sintesi di una vita lavorativa e che ad Atene venivano elargite a chi aveva ancora forze e capacità professionali.
Parole omeriche, di grande bellezza, che politici, sindacati e corporazioni hanno tentato di ignorare o aggirare facendola franca per un mucchio di anni, fino a quando mercati e speculatori hanno presentato il conto. Salato, molto salato.
Le parole dal sapore omerico sono utili per capire come Atene affronta il grande exodus, le prime tende dei privilegi diffusi e immotivati sono state smontate, ma il cammino è ancora lungo come si conviene a un vero esodo.

L'esodo è appena cominciato, ma le forze più deboli sono già al collasso. La cura da cavallo ha portato risultati importanti sul fronte del deficit di bilancio (-39,7% in sette mesi) e della spesa pubblica (-10%), ma le dosi massicce di antibiotici, hanno debilitato, e tanto, la già fragile economia greca. Il grande dibattito internazionale degli economisti - rigore o crescita - partiva da un dato certo: la cintura troppo stretta soffoca. Ma la Grecia non ha potuto interrogarsi, l'exodus non aspetta. Atene ha stretto, aggiunto buchi alla cintura. Nel medio-lungo periodo (secondo Moody's ci vorranno tre anni per tornare a una certa "normalità") i risultati saranno importanti. Ma ora tutto viene spazzato via. Non ci sono più investimenti, sono saltati i prestiti, i consumi si sono volatilizzati. Non si batte chiodo, è recessione dura.

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Che lingua, il greco, parole antiche che fotografano la moderna tragedia greca e l'avvio, stentato, dell'exodus. Eccone una selezione in ordine sparso.

Katanalos
Consumi. Sono in catalessi, il piacere di girare per negozi e fare shopping (psonia, quasi una sinfonia) si è trasformato nel piacere di girare i negozi, punto. Nella zona di Ermou, che dal Parlamento arriva fino a Monastiraki, fai fatica a camminare per strada, tanta è la gente fuori dai negozi. Dentro zero, al massimo qualche vociante turista italiano o del nord Europa, gli autoctoni li riconosci subito: sono quelli senza shopping bag. I cartelli ti garantiscono Giorgio Armani a 80 euro, Roberto Cavalli a 125, Prada un qualcosina in più, ma niente. I cartelli ti implorano, Sos -80%, Tora ola (prendi tutto, subito) -70%, ma nessuno tora. Le vendite di calzature sono crollate del 20% rispetto a un 2009 già in piena crisi, quelle di abbigliamento del 19,4%, Il mercato delle auto si è dimezzato, gli elettrodomestici sono in pieno stallo. Secondo Eurostat i prezzi al consumo sono calati dello 0,5%, ma non basta. Un dramma, se si pensa che il 75% del Pil greco è realizzato dai consumi privati.

Enoikiazetai
Lo scioglilingua più appeso di Atene, affittasi. Nella strada commerciale di Stadiou ha chiuso un negozio su quattro, nelle vie adiacenti a Ermou è un deserto, enoikiazetai è più di un'implorazione. Molti negozi chiusi hanno ancora cassette e rifiuti per terra, danno l'idea di commercianti che si sono arresi dall'oggi al domani. Una fuga più che un'exodus. Secondo la potente associazione dei commercianti ateniesi, negli ultimi dieci mesi il 17% dei negozi è stato costretto a chiudere i battenti - probabilmente la struttura distributiva non brillava per efficienza, ma è vera macelleria sociale. Sui vialoni delle periferie i pali dell'illuminazione sembrano piazzati per sostenere le strisce autoadesive, gialle e rosse, per affittare piccoli negozi, grandi superfici, camere, appartamenti e uffici. Prezzi da 500 euro in su, ma nessuno, al momento, enoikiazeta.

Epitages
Assegni. Una parola che dà l'idea di fine della corsa. In marzo, ultimo dato ufficiale, il 41% degli assegni emessi non era coperto, per un valore complessivo di 150,8 milioni di euro, con un aumento del 285% rispetto a febbraio. Le fatture non pagate sono aumentate del 150%. Poi sembra sia andato peggio, chiudere, a volte, è un exodus obbligato.

Trapeze
Sono le banche, trapezeres i banchieri. Immagine quanto mai azzeccata, banchieri graci che volteggiano sul trapezio senza rete di protezione, appesantiti dai debiti e dal fiato corto della liquidità. Da inizio anno le magre quotazioni delle banche sono crollate del 40%, la Ate Bank, controllata al 77% dallo Stato, non ha superato lo stress test, ora si parla (si teme) di un'offerta di una banca dell'odiata Turchia. Le banche sembrano rassegnate, non offrono lotterie o premi vari (come succede in Spagna) per blandire i clienti, attirare pugni di euro. Giocano a catenaccio, primo non prenderle. Nelle filiali stanchi depliant si aggrappano all'immagine del salvagente, le offerte per i mutui ti fanno vedere le case imbottigliate nei vasetti tipo marmellata, grossi chiavistelli cercano di rassicurare chi vuole un prestito per comprare l'auto - lo spettacolo dei trapezisti sembra rinviato a tempi migliori.

Partida
La vera mania dei greci: il lotto. Scommettono su tutto, in luglio c'è stata un'impennata superiore al 30%, il giro di scommesse legali per Lotto, Joker, Kino sfiora i 9 miliardi. Le scommesse illegali, comprese quelle su internet (non regolate dalla legge), arrivano a 5 miliardi. Non poco, se si pensa che l'intero bilancio pubblico è di 30 miliardi. In strada noti subito le ricevitorie per la partida della vita: c'è la fila di gente, le vetrate sono protette da pesanti grate, probabilmente in questi mesi hanno più liquidità delle filiali di molte banche. Le entrate dai giochi sono così sicure che Goldman Sachs le aveva pretese come garanzia per prestiti nell'era pre-crisi.

Ven iparsi salìo
Un versetto ripetuto all'infinito, non c'è più niente, i soldi sono finiti. Molto meno ruvido del piemontese pi nen 'n sod. Le pensioni sono state tagliate, gli stipendi bloccati (vedasi la voce consumi in catalessi e assegni scoperti).

Tsigaro
Più bello di sigaretta. La battuta classica è che i greci fumano come turchi, hanno il consumo procapite più alto al mondo. Il Governo ha aumentato del 10% le tasse sul tabacco, le Malboro gold ora costano 3,80, con l'obiettivo di incassare a fine anno 1,13 miliardi. Nei primi sei mesi il gettito si è fermato a 250 milioni. Qualche greco ha smesso di fumare, molti sono passati al mercato parallelo gestito dai contrabbandieri italiani

Ouzo
L'unico superalcolico greco conosciuto all'estero. Le tasse sugli alcolici sono entrate nella cura da cavallo del governo. Risultato: i consumi (ufficiali) di ouzo sono crollati del 30%. Per fortuna l'export tiene, soprattutto verso la Germania, che ne assorbe più di 17 milioni di bottiglie.

Foros
I greci hanno inventato la parola, fisco, e poi ne sono stati alla larga (si veda la voce Forodiafighi). Secondo il governo mancano all'appello, tra evasione ed elusione, almeno 15 miliardi di euro. Grosso modo metà del bilancio statale.

Forodiafighi
Evasori fiscali. Difficile restarne fuori, in un modo o nell'altro tutti sono fighi. Perfino il dottor Befera - che come capo dell'agenzia delle entrate deve far pagare le tasse degli italiani - avrebbe difficoltà ad avere un comportamento fiscalmente irreprensibile. I tassisti ti guardano storto se chiedi la ricevuta, bar e fast food ti rilasciano scontrini su fogli di bloc notes o più facilmente niente. Il Governo stima che tra evasione ed elusione manchino 30 miliardi di imponibile. Impossibile recuperarli tutti, intanto ha lanciato un segnale con un primo repulisti: 20 dirigenti del fisco sono stati epurati o rimossi, sono state avviate indagini su 70 funzionari di uffici delle imposte e dogane. E 234 impiegati sono finiti sotto inchiesta perché non avevano addirittura presentato la denuncia dei redditi. La caccia agli evasori è partita, il fisco pensa anche a una specie di lotteria per incentivare l'emissione delle fatture: saranno rimborsate quelle con un paio di numeri corrispondenti alla cinquina settimanale. Le resistenze all'offensiva fiscale non mancano: la potente chiesa ortodossa è riuscita a far affossare la tassa del 20% sugli introiti dell'imponente patrimonio immobiliare, stimato in 702 milioni. Usando parole molto dure, inconsuete per un alto prelato: «La politica ha combinato disastri - ha detto il pope responsabile delle finanze di Santa Madre Chiesa - ora risolva i problemi. Perché dovremmo contribuire noi»?

Politeia
Significa lusso. Parola intrigante, non si capisce se è un lusso avere politici o se i politici amano il lusso. Fatto sta che i super-ricchi non piangono. Per i ristoranti molto "in" consigliano sempre la prenotazione, gioielli e orologioni non scendono a patti con gli sconti. L'unica categoria che non ha protestato è quella dei venditori e noleggiatori di yacht, anche le l'Iva è aumentata di due punti. Il governo spera di raccattare tra ricchi, plusios (che ricordano le le invettive contro le potenze plutocratiche), almeno 417 milioni, di cui cento dal settore della nautica. Nella zona nord di Atene, dove sono concentrate le ville dei ricchi, il fisco era a conoscenza di 324 piscine. Una squadra di funzionari si è attaccata al satellite di Google Earth e ne ha contate 16mila 974. Difficile credere che siano poche migliaia i contribuenti con più di centomila euro di redditi, solo duemila con più di 250mila euro. I super-forodiafighi (vedasi alla voce evasori fiscali) dovranno essere meno spudorati, prendere le contromisure.

Eleuterose
Arrivano i primi segnali, contrastanti, di liberalizzazioni. A fine luglio i 33mila autotrasportatori hanno bloccato il paese perché la cura di cavallo prevede la cancellazioni, dal 2013, delle licenze. Un sistema del passato, difficile da abrogare: le licenze sono state erogate con il lumicino fino al 1976, poi sono passate di padre in figlio o vendute a peso d'oro, con prezzi che variano da 50 a 300mila euro. Sei giorni di sciopero duro, le città si sono trovate senza cibo, medicinali, carburanti, un litro di benzina al mercato nero si pagava cinque euro. Centomila turisti sono rimasti a secco, abbandonando auto e moto in affitto, migliaia di prenotazioni sono state cancellate all'ultimo minuto. Il governo ha mandato gli automezzi dell'esercito, poi ha trovato un accordo con le associazioni degli autotrasportatori, ma le concessioni promesse sono rimaste segrete. Notai e farmacisti hanno effettuato 22 giorni di proteste perché sono stati eliminati alcuni vincoli per aprire studi e punti vendita. I farmacisti, in particolare, sono i più arrabbiati perché la supermanovra ha ridotto i farmaci pagati dalla mutua. Prima i medici prescrivevano anche saponi e detergenti, ora aspirina e farmaci da banco sono a carico dei clienti, con un conseguente crollo degli acquisti. In campo potrebbero scendere anche gli avvocati, ma la lobby legale - quasi potente come la Chiesa - sta facendo quadrato contro ogni ipotesi di riforma. Di sicuro i benzinai stanno affilando le armi per difendere le distanze metriche, di cui è prevista la cancellazione, tra un distributore e l'altro.

Diaftora
La corruzione. Straordinario: l'exodus unisce per cercare la terra promessa, la diaspora disperde, sfascia, proprio come la corruzione. Secondo stime internazionali, il giro d'affari delle bustarelle più o meno pesanti corrisponde all'8% del Pil. Trasparency International ha calcolato che ogni famiglia greca lavora 1.335 ore l'anno per corruzioni varie.

Antagonismos
Fa paura, ma la concorrenza arriverà. Forse. Ne hanno paura i bancari, che hanno minacciato scioperi contro le prime ipotesi di fusioni, meglio il tran tran di 27 banche commerciali e 21 banche straniere, ognuna con il suo piccolo orticello. La temono concessionari e sindacati, che vedono come il fumo negli occhi l'apertura alle linee marittime nazionali. Ma il Governo è deciso, forse ci sarà anche concorrenza tra i 39 casinò che lo Stato vuole vendere.

Xenos
Gli stranieri. Che non sono mancati troppo, nonostante gli allarmi primaverili. Non ci sono ancora statistiche, ma gli operatori segnalano aumenti degli arrivi a Rodi, Kos, Creta. È mancato l'atteso boom dei russi, ma i tedeschi non hanno tradito. Ci mancherebbe: la krise greca ha portato l'euro ai minimi facendo impennare l'export della Germania, un po' di riconoscenza non guasta. Ad Atene non si vede ressa, gli albergatori parlano di camere piene al 90%, ma una stanza di un albergo a cinque stelle, in pieno centro con vista sull'Acropoli, si trova a meno di cento euro. Ed è occupato per lo più da comitive di gitanti che girano in pullmann. Nelle strade turistiche di Praka, attaccate al Partenone, ci sono fast food vuoti all'ora di pranzo, negozi e bancarelle espongono souvenir con student price, offerte per famiglie o sconti del 30%. Inutilmente. Vuoti, vuotissimi i negozi di arte sacra alle spalle dell'Arcidiocesi ateniese - anche icone e Croci ortodosse patiscono la krise.

Kausima
Carburanti (sempre alle stelle). Gli stipendi sono fermi, i disoccupati crescono, l'indice dei prezzi a luglio, secondo Eurostat, è calato dello 0,5%, ma la Grecia resta saldamente al primo posto in Europa per il prezzo della benzina e al secondo per il gasolio. E non per colpa di tasse e accise, che fanno lievitare i costi italiani.

Syndakata
Quasi come in italiano, ma con molti no in più. No alla riforma di un sistema pensionistico pazzesco, con la bellezza di otto scioperi generali, no al rigore, il loro sembra più che altro un exodus dalla realtà. La Cina sta rosicchiando quote di mercati a tutti i competitor, è alle spalle di Germania e Italia, ma non sembra un problema. La globalizzazione neanche, gli armatori preferiscono far riparare le navi in Corea, costa di meno, a Parema i cantieri sono fermi, la disoccupazione è al 70%, nell'ultimo anno si è lavorato 25 giorni in media. Minacciano un autunno caldo, paventano ondate di licenziamenti, prevedono una disoccupazione al 20%, sugli stessi livelli del 1960, quando milioni di greci presero la strada dell'emigrazione. No, sempre no, ma è difficile trovare proposte che vadano oltre la denuncia contro la speculazione internazionale. Qualcosa, però sta cambiando: a metà luglio la potente Gsee, un milione di iscritti tra i dipendenti privati, ha firmato con la Sev (la Confindustria greca) un accordo di moderazione salariale per il 2011 e 2012 per evitare il congelamento degli stipendi minacciato dal governo. E per la prima volta non ha aderito all'ennesima protesta indetta dall'Adedy (che raggruppa i dipendenti pubblici, i più incazzati perché hanno perso i maggiori privilegi) e del Parme, legato ai comunisti del Kke. Forse il ministro Sacconi dovrebbe pagare una gita greca ai signor-no nostrani per capire bene exodus e krise. E fare l'opposto dei colleghi greci.

Sintaxis
Finita l'epoca d'oro delle pensioni facili, quando bastavano 25 anni di contributi e 50 (o meno) anni di età. E centinaia di lavori usuranti, compresi i presentatori televisi per lo stress da microfono. Sarà lunga, ci vorranno otto anni per raggruppare in tre fondi nazionali (per i dipendenti, i lavoratori autonomi e gli agricoltori) le decine di enti che hanno dilapidato somme da capogiro. Con la complicità di tutti e un sistema in cui corruzione e clientelismi non sono (con un eufemismo, altra parola greca) mai mancati.

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