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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2010 alle ore 08:02.
Settembre grigio per le imprese italiane. Alla ripresa dell'attività, le aziende si ritrovano con un portafoglio ordini che non garantisce quasi mai la produzione fino a Natale, con problemi più seri per chi non opera sui mercati internazionali e per chi ha esaurito le 52 settimane della Cigo o addirittura parte della straordinaria. In generale gli imprenditori rimangono moderatamente pessimisti (ma ci sperano) sulla prospettiva a breve di una ripresa dell'economia, anche se confermano il rimbalzo produttivo dei primi sette mesi dell'anno, praticamente fino alla chiusura estiva. Per di più ora fa capolino il timore che la debolezza americana possa riavvitare la crisi e frenare il motore del mondo, l'Asia. Gli imprenditori chiedono anche per l'Italia l'adozione di «misure straordinarie», come la proroga e l'estensione degli incentivi al consumo, l'alleggerimento dell'Irap e la detassazione degli investimenti in beni strumentali, che si potrebbe recuperare con il Milleproproghe di fine anno.
Rimbalzo degli ordini
Il CsC ha stimato che a luglio gli ordini dell'industria sono cresciuti del 6,7% rispetto a luglio 2009, ma era un livello basso. Mentre la produzione industriale da aprile a luglio è rimbalzata a un tasso annualizzato del 13,6%. «Di fatto però – osserva Giancarlo Losma, presidente di Ucimu, l'associazione dei costruttori di macchine utensili - da quando è scaduta la Tremonti ter, in giugno, sono crollati gli ordini provenienti dall'Italia. Questo aprirà a molte aziende, che hanno sfruttato le 52 settimane di Cigo, la strada della cassa integrazione straordinaria». Poi Losma dichiara che spingeranno affinchè la proroga alla Tremonti ter rientri nel Milleproproghe, «sempre che il governo rimanga in sella». E Alberto Tacchella, azionista di Italian machine tools, produttore di macchine rettificatrici, conferma: «Di ordini in Italia non se ne trovano più. Speriamo si sblocchi l'investimento Fiat di Pomigliano, ma noi siamo disposti a seguire i clienti in tutto il mondo». «Se nel mondo si producono macchine – interviene Adriana Cremaschi, titolare della milanese Elettrotec (dispositivi elettrici di controllo dei fluidi) – poi seguono gli ordini di accessori e allora interveniamo. A oggi abbiamo in portafoglio gli ordini raggiunti nell'intero 2007, grazie alla Cina, nostro primo mercato, che ha soppiantato gli Usa. Ma siamo fornitori della coreana Hyundai. Il timore? Che la Cina possa frenare».