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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2010 alle ore 21:09.
Un lungo confronto a Palazzo Grazioli con il guardasigilli Angelino Alfano, il sottosegretario Gianni Letta, il suo legale Niccolò Ghedini e il ministro Giulio Tremonti. Obiettivo: studiare una strategia per mettere il premier Silvio Berlusconi al riparo dai processi. E, secondo quanto riferiscono fonti della maggioranza, la direzione imboccata sarebbe un intervento sui termini della prescrizione per ridurre l'impatto del processo breve sui giudizi in corso destinati ad estinguersi, lasciando però immutato l'effetto di azzerare quelli a carico del premier.
Una soluzione soft che modificherebbe la norma transitoria, su cui si appuntano le critiche dei finiani pronti a votare no al provvedimento in assenza di modfiche.Ma il Berlusconi che si è presentato ai suoi oggi nella residenza romana ha già il pensiero proiettato a Mirabello in attesa del discorso di Gianfranco Fini. Che chiarirà una volta per tutte la strategia dell'ex leader di An consentendo al Cavaliere di preparare le sue contromosse. «Il premier non vuole più sentir parlare del presidente della Camera - ragiona un esponente di spicco del Pdl con il Sole24ore.com - e in cuor suo spera che a Mirabello Fini dica davvero qualcosa di forte per offrigli il pretesto per arrivare alla rottura definitiva».
Si riparte dunque dalla cittadina ferrarese, ma per il momento l'attenzione è tutta sul processo breve e su come superare le ostilità dei fedelissimi di Fini. Offrendo altresì precise rassicurazioni sul fronte delle risorse per il settore giustizia. Per questo Berlusconi ha voluto convocare anche Tremonti per valutare con precisione quanto potrà essere consistente la boccata d'ossigeno promessa da Alfano nei giorni scorsi.
Nel Pdl, però, la tensione resta altissima. E oggi a riscaldare ancor di più il clima ha contribuito anche il durissimo affondo di Famiglia cristiana. Invece di affrontare temi importanti come quello della famiglia, la politica italiana, scrive il settimanale paolino, «è alle prese con false priorità ed emergenze, come il cosiddetto "processo breve"» . Una bocciatura netta accompagnata da un nuovo scontro tra berlusconiani e finiani. Con i primi che con Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, difendono il ddl e chiedono ai colleghi di Fli come procedere. «Conoscendo il processo mills e quello mediatrade- sottolinea Quagliariello - io penso che questo sarebbe un vulnus che sconteremmo per decenni. So che gli amici di Futuro e libertà condividono questo punto di vista, e allora ci devono dire cosa, se non il processo breve, si può fare". E i secondi che replicano con Italo Bocchino, rilanciando la palla nella metà campo berlusconiana. «Il testo sul processo breve era finito su un binario morto al Senato per le perplessità circa il danno arrecato ad un numero elevato di procedimenti pendenti. Aspettiamo che il governo ci illustri come sciogliere questi nodi».