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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2010 alle ore 08:03.
Una mini-manovra espansiva di politica monetaria da parte della Banca centrale e un mini-pacchetto di stimoli fiscali annunciato dal premier Naoto Kan non bastano a convincere i mercati che il Giappone riuscirà a frenare il superyen e a rilanciare la sua economia. Tokyo è il primo paese a ufficializzare non solo che all'ordine del giorno non c'è più alcuna «exit strategy» da condizioni monetarie anomale, ma che diventa urgente impegnare nuove risorse pubbliche per evitare una ricaduta nella recessione: se la Banca del Giappone (Boj) si è accodata alla Fed nell'allentare ancora la politica monetaria, il governo ha deciso di varare un piano da 920 miliardi di yen (10,8 miliardi di dollari) per contrastare l'effetto cambi su un'economia export-dipendente.
Poco prima di incontrarsi con il premier, il governatore Masaaki Shirakawa ha presieduto una riunione straordinaria della Banca centrale che ha aumentato da 20 a 30mila miliardi di yen i fondi straordinari agevolati (al tasso fisso dello 0,1%) a disposizione del sistema: i 10mila miliardi della nuova linea di credito (118 miliardi di dollari) inoltre, avranno una scadenza di 6 mesi anziché di 3. Shirakawa non ha seguito Bernanke fino al punto di aumentare gli acquisti di titoli di Stato: dopo un'iniziale fiammata seguita alla notizia della riunione straordinaria, i mercati hanno mostrato delusione.
La Borsa ha quasi dimezzato il rialzo all'1,8%, mentre lo yen si è stabilizzato poco sopra quota 85, sempre intorno ai massimi da 15 anni sul dollaro toccati la settimana scorsa a 83,58. Il commento più duro è arrivato da Richard Jerram, economista alla Maquarie: «C'è un senso di fatalismo: la Boj continua a giocare lo stesso vecchio gioco di una politica di piccoli passi successivi in ultima analisi senza importanza, in reazione a pressioni politiche, mentre il governo parla di necessità di ricostruzione delle finanze ma poi continua a elaborare pacchetti di stimoli con modeste misure scoordinate».
Jerram pensa che l'intervento diretto sul mercato dei cambi «appare necessario», ma ieri in questo senso sono arrivate solo alcune – ormai consuete – dichiarazioni di esponenti dell'esecutivo sulla possibilità di misure più incisive se lo yen continuasse la sua corsa. Quanto alla nuova manovra, finanziata attingendo alle riserve di bilancio, i dettagli saranno precisati il 10 settembre. Secondo le anticipazioni, riguarderà 5 aree: lavoro giovanile, investimenti (con incentivi alle aziende per frenare la delocalizzazione produttiva), consumi (con un'estensione oltre dicembre delle agevolazioni per l'acquisto di prodotti ecologici), rafforzamento della prevenzione dei disastri naturali e promozione di un po' di «deregulation».