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La roccaforte del gusto italiano sbanca New York

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 10:22.

NEW YORK - La battuta migliore l'ha fatta l'arcivescovo di New York Timothy Dolan, dicendo che lo spumante Ferrari «è molto meglio del vino della benedizione, con il Parmigiano il connubio è perfetto». La gente e i giornalisti presenti all'inaugurazione di Eataly a Manhattan, all'angolo di Fifth Avenue e la 23esima, hanno riso divertiti.

Al taglio di un nastro fatto di pasta (tricolore da un lato e a stelle e strisce dall'altro), con cui si è aperta ufficialmente la stagione americana del megastore del cibo italiano, oltre all'arcivescovo c'era anche il sindaco di New York, Michael Bloomberg. Accanto a lui un emozionato Oscar Farinetti, inventore della formula di Eataly che vende prodotti enogastronomici di qualità e ne propone la degustazione in ristoranti sul posto. Presenti, naturalmente, i partner americani del gruppo, Lidia e Joe Bastianich e lo chef Mario Batali che anche ieri non ha rinunciato al suo grembiulone da cuoco.

«Buongiorno to all», ha detto Bloomberg prima di proseguire in inglese, ma promettendo un discorsetto in italiano per la prossima volta. «I legami già stretti tra New York e l'Italia, sul fronte della moda, del design, del cibo, diventeranno ancora più intensi con l'avventura di Eataly», ha proseguito il sindaco, confessando di andar pazzo per la pasta...«arrabbiata». Ha poi sottolineato con soddisfazione l'impiego di 300 newyorchesi nello store e ricordato l'impegno profuso dal comune: «Il New business acceleration team ha aiutato gli italiani a navigare nei meandri della burocrazia municipale, accelerando di quasi quattro mesi il taglio del nastro». Cosa non irrilevante, considerando il fiume di turisti costantemente in arrivo nella Grande Mela: una nuova stima dichiarata dallo stesso Bloomberg parla di 47,5 milioni all'anno.

Poi è toccato a Farinetti, nell'abito blu delle grandi occasioni, intervenire innanzitutto con un omaggio alla vasta delegazione piemontese (lo stesso Farinetti è di Alba e il primo store di Eataly è stato aperto a Torino), che ha partecipato con calore all'evento. Ha salutato Carlo Petrini di Slow Food, una presenza defilata la sua, ma non meno significativa nel giorno dello sbarco di Eataly a Manhattan, dove l'anno prossimo si terrà il congresso mondiale proprio di Slow Food. E poi il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, e i suoi colleghi di Alba, Bra, Barolo e Novello. Presente anche il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, che ha respirato l'atmosfera in vista dell'apertura di Eataly a Genova l'anno prossimo. Infine, a festeggiare la nascita dello store New York, costato 25 milioni di dollari, c'era anche una folta rappresentanza della catena distributiva Coop, partner di Farinetti in Eataly distribuzione.

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«L'amministrazione Obama investe molto nella salute degli americani, ma questi investimenti sono inutili se non si parte da un buon cibo, sano e di qualità», ha detto Carlo Petrini al Sole 24 Ore. «Eataly risponde a questa esigenza con prezzi accessibili. E poi – ha aggiunto – apre ai farmer e ai produttori locali in un'integrazione che arricchisce. Siamo lontani dallo sciovinismo italiano», ha concluso provocatoriamente.

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