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La sfida della n'drangheta non conosce soste. Proiettili e lettere minatorie al governatore Scopelliti

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 18:49.

REGGIO CALABRIA - Difficile potersi immaginare un altro mese nero, cupissimo. Dopo il gennaio scorso con la bomba davanti alla Procura generale presso la Corte d'appello e gli scontri tra rosarnesi e braccianti agrumicoli extracomunitari, ecco il settembre 2010 che non t'aspetti…

Un nugolo di atti intimidatori racchiusi in pochissimi giorni: il 19 agosto scorso proiettili per fucile da caccia con minacce al sindaco facente funzioni Giuseppe Raffa, il 23 agosto una prima lettera d' "avvertimento" con una sostanza biancastra "sospetta" (si temeva un attentato all'antrace) al regginissimo presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, quindi – nella notte tra il 25 e il 26 agosto – l'ordigno esploso sotto l'abitazione del procuratore generale presso la Corte d'appello reggina Salvatore Di Landro. E ora nuovamente un oscuro, inquietante atto ai danni del governatore.
Stamattina, ignoti mittenti hanno fatto pervenire agli uffici della giunta regionale quattro lettere anonime. Le missive vantano elementi a dir poco sconvolgenti: una delle buste contiene due pallottole calibro 7,65, le altre tre frasi sconnesse ma palesemente volte a intimidire il governatore e coordinatore regionale del Pdl, una sottoscritta con nome cognome e presunta firma dai capi delle più potenti ed efferate cosche della ‘ndrangheta.

A Palazzo Alemanni sono subito accorsi gli uomini della Digos per repertare il corpo del reato e, naturalmente, tentare di dare una logica, un movente, magari perfino tentare d'identificare i possibili latori della lettera minatoria. Nel momento in cui è stata scoperta la missiva coi proiettili e l' "avvertimento", Giuseppe Scopelliti non era solo: con lui, negli uffici della giunta c'erano il presidente del Consiglio regionale Franco Talarico (che è anche il segretario calabrese dell'Udc), l'assessore regionale a Politiche agricole e Forestazione Michele Trematerra (altro elemento centrista) e il deputato del Popolo della libertà Michele Traversa (già presidente della Provincia di Catanzaro).
Una ‘sfida' di questo tenore, va detto, non si rammenta a memoria d'uomo in Calabria, dove peraltro "avvertimenti", auto fatte saltare in aria ed esercizi commerciali dati alle fiamme sono episodi all'ordine del giorno. E sfugge davvero a pochi – anzi: l'impressione è che gli autori dell'atto intimidatorio l'avessero ben presente... – che domani pomeriggio sarà a Reggio Calabria, per occuparsi del "caso Di Landro", il ministro dell'Interno Roberto Maroni.

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«E' un'azione destabilizzante, ne prendiamo atto e andiamo avanti», il commento "a caldo" espresso dallo stesso presidente della Regione Calabria, che nelle ore immediatamente successive ha ricevuto un vero diluvio di attestati di solidarietà. Tra i più significativi, quello del ministro per le Politiche giovanili Giorgia Meloni, di leader nazionali di partito come Lorenzo Cesa (Udc) e Franco Nucara (Pri, di Reggio Calabria come Scopelliti) e quello giunto proprio da Traversa, perché presente in quei difficili minuti ma anche perché in passato, inclusa la vigilia delle Regionali del marzo scorso, i rapporti tra il politico catanzarese e il Governatore reggino non erano stati proprio idilliaci. <Si vuol fermare il cambiamento, la razionalizzazione della spesa che il nuovo governo della regione incarna attraverso l'operare di Peppe Scopelliti, è stato il commento di Michele Traversa, che – piccola curiosità – ha in curriculum anche un'esperienza da assessore regionale nella stessa Giunta in cui Scopelliti era assessore al Lavoro. A presiederla c'era Giuseppe Chiaravalloti, catanzarese di Botricello: ulteriore ‘chicca', l'oggi vicepresidente dell'Authority per la Privacy è uno dei predecessori di Di Landro esattamente nel ruolo di procuratore generale presso la Corte d'appello di Reggio Calabria.

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