Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 14:09.
Mariafrancesca, 29 anni, storica dell'arte, tanti titoli di studio, niente lavoro. Si arrangia, fuori sede, con ripetizioni private, piccoli lavoretti part-time e l'aiuto di mamma e papà. È uno dei tantissimi casi di giovani laureati con lode, abilitati all'insegnamento, che anche quest'anno resteranno a casa per via dei tagli agli organici. Ha provato pure con il sostegno. «Sono iscritta in graduatoria a Bologna al 120esimo posto - sottolinea - ma le cattedre disponibili sono scese da 112 a 39 e anche quest'anno non avrò alcuna speranza di lavorare».
A pochi giorni dal suono della campanella, il 9 settembre a Trento, il 13 nella maggior parte delle regioni, si allarga la contestazione dei precari. Da Palermo a Milano, scioperi della fame, sit-in di protesta (c'è n'è uno permanente davanti a Montecitorio), a cui ieri si è aggiunta la storia di Maria Carmelo Salvo, 55 anni, maestra "a tempo" di Pordenone. Ha deciso di non mangiare e dormire in macchina, visto, dice, «che la scuola è diventata una macelleria di precari e la riforma Gelmini la sta distruggendo».
Il ministero risponderà oggi a Palazzo Chigi nel corso di una conferenza stampa dedicata all'apertura del nuovo anno scolastico. Intanto ai precari è arrivata la solidarietà di Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura, che chiede a viale Trastevere «soluzioni chiare e precise».
Il punto, spiega il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, è che a oggi nelle graduatorie permanenti, che dal 2007 sono diventate a esaurimento, sono iscritti ben 232.048 insegnanti, ingabbiati in un meccanismo basato sull'accumulo di "punti" per aspirare a lavorare: dodici, per l'abilitazione, sei per il diploma, tre per master e specializzazioni varie, uno per ogni mese di impiego e così via. Di questi, ogni anno, circa 100-110mila, trovano lavoro attraverso le supplenze annuali. Tutti gli altri, restano a spasso, in attesa di chiamate per sostituzioni o per coperture di piccoli periodi. Che possono tuttavia non arrivare mai. In più, quest'anno, prosegue Di Menna, per via dei tagli (25.600 di docenti, 7.650 di Ata, il personale tecnico amministrativo), dei pensionamenti e delle nuove immissioni in ruolo (10mila docenti e 6.650 amministrativi), rischiano di non vedersi confermato l'incarico circa 10mila persone (il numero esatto si saprà a nomine completate).