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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2010 alle ore 17:40.
L'agenda per l'Europa si presenta quest'anno più esigente che mai. Agire efficacemente, col massimo di convinzione e di ambizione, è, alle soglie del 2011, questione vitale per il nostro comune futuro. Se nelle mie parole coglierete un elemento di drammatizzazione, vi prego di non considerarlo come ingenerosa sottovalutazione degli sforzi compiuti nel 2010 né come manifestazione di pessimismo e tantomeno come espressione di arte della retorica.
Il problema è che a mio avviso non dobbiamo edulcorare la drammaticità delle prove che l'Europa è stata chiamata ad affrontare nell'urto con la crisi globale, né la drammaticità delle incognite e delle sfide che pesano sullo sviluppo e sul ruolo dell'Europa. Più saremo franchi e crudi con noi stessi, più potremo farcela : e io continuo ad avere fiducia, continuo ad essere razionalmente un credente nell'Europa.
E' stato faticoso, lo sappiamo, concordare una linea di condotta dinanzi all'esplodere della crisi greca : ma sia pure con qualche ritardo ci si è riusciti, e ne va dato merito a tutti quanti hanno fatto la loro parte, le istituzioni e i governi dell'Unione, e con particolare coraggio la Banca Centrale Europea, e con lungimiranza il Fondo Monetario Internazionale.
Si è cominciato a lavorare su un'agenda già sufficientemente definita, innanzitutto per rafforzare il sistema - che ha dimostrato gravi falle - dell'Unione Economica e Monetaria : creando concretamente un meccanismo e un Fondo europeo di gestione delle crisi, prevenendo improvvise e acute emergenze attraverso una più efficace sorveglianza di bilancio, un più stretto controllo dell'Eurostat sull'elaborazione dei dati di finanza pubblica dei singoli Stati, la creazione di un'Agenzia di rating europea, l'istituzione di un board per i rischi sistemici e la vigilanza macro prudenziale. Occorre perseverare, procedere decisamente su questa strada.
Nello stesso tempo è essenziale rinnovare - attraverso il lavoro della Task Force Van Rompuy - il Patto di Stabilità e di Crescita, consolidare nell'Unione Europea la stessa "cultura della stabilità", bloccare l'aggravarsi del debito pubblico, del debito sovrano degli Stati ; compiendo nello stesso tempo ogni sforzo per promuovere lo sviluppo dell'economia europea, evitando rischi di deflazione, e insomma contribuendo positivamente al rilancio dell'economia mondiale in una fase ancora incerta e difficile in diverse aree.