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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 08:02.
SALERNO. Dal nostro inviato
Troppi no e molti affari che non potevano tollerare quei rifiuti. Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (Salerno), che probabilmente la mano della camorra ha crivellato di colpi (nove) nella tarda serata di domenica per mandare un messaggio chiaro a chi osa opporsi, è morto per aver detto troppi no e aver reso la vita impossibile in 5 anni di amministrazione a chi vuole speculare in questo angolo di Cilento e arricchirsi come altrove, in Campania, è invece sempre più facile.
Vassallo, 57 anni, un passato da imprenditore della pesca, sindaco con una storia nel Pd e da poco rieletto in una lista civica, è stato ucciso anche per spezzare quel cordone ombelicale che da sempre lo legava alla Procura di Vallo della Lucania. Anche in questo spicchio di Campania, un tempo felix perché lontana da Caserta, da Napoli e dalle sue camorre, nessuno può e deve opporsi agli affari dei clan ai quali dell'ambiente, di cui Vassallo era paladino, nulla interessa. E ai clan nulla interessa della legalità nelle pratiche amministrative, che pure erano in cima ai pensieri del sindaco e della Giunta.
Il cordone ombelicale che lo legava alla magistratura che, come ha dichiarato ieri il procuratore di Vallo della Lucania Alfredo Greco era immediatamente informata di ogni vicenda dubbia, diventava anche un limite. «Vassallo - spiega al Sole-24 Ore il vicesindaco di Pollica Stefano Pisani - conduceva in prima persona le sue battaglie e con noi condivideva le gioie solo dopo aver vinto la guerra contro i tentativi di infiltrazione criminale». Negli ultimi tempi, giura Pisani, in Giunta non avevano avuto più modo di parlare di scampati pericoli e dunque è verosimile che la morte affondi le radici nei no pronunciati per traffici che riguardano lo sviluppo economico futuro.
«In questi 5 anni - dichiara al Sole-24 Ore Carla Ripoli, consigliere comunale e braccio destro del sindaco - ha ricostruito tutto da zero partendo proprio dalle fondamenta del Comune. Prima qui ciascuno faceva e brigava come voleva. Con lui non era più possibile e solo lui poteva costruire una squadra unita nella legalità a ogni costo».