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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 21:33.
Le Fiandre hanno dichiarato la secessione, il Belgio è nel caos, il sovrano è espatriato. Quando, nell'ultimo scorcio del 2006, la tv pubblica di lingua francese RTBF diede queste notizie in un telegiornale, il Belgio visse una mezz'ora di shock, finché sullo schermo non comparve la scritta "Questa è una fiction".
Si trattava infatti di un'iniziativa di sapore situazionista, sullo stile di Orson Welles, per testare in tono scherzoso le reazioni a un possibile sviluppo di un contenzioso serissimo, quello che ormai da lungo tempo contrappone la comunità vallona (di lingua francese) a quella fiamminga (di lingua olandese). Ma se soltanto quattro anni fa sembrava trattarsi di fantascienza applicata all'analisi di una complicata situazione politica, ora assomiglia sempre più a uno scenario davvero possibile.
Negli ultimi giorni, per la prima volta, anche autorevoli esponenti della comunità francofona, tradizionalmente ostilissima a ipotesi di secessione, hanno fatto dichiarazioni inedite. Il ministro in carica alla Sanità e agli Affari sociali, Laurette Onkelinx, accreditata come possibile futura leader della principale formazione politica vallone, il Partito socialista, ha confidato in un'intervista che, benché lei si auguri che il paese resti unito, non si possono ignorare le spinte indipendentiste di una porzione importante dei fiamminghi. E anche altri dirigenti politici francofoni hanno fatto coro con parole analoghe.
Dopo lo "scherzo" televisivo del 2006, rivelatosi profetico forse più di quanto pensassero i suoi stessi ideatori, allora travolti dall'indignazione delle autorità di lingua francese, la situazione si è gradualmente incancrenita. Dopo le elezioni del 2007 il Belgio ha dovuto attendere ben otto mesi per confezionare un governo, alchemicamente costruito con il contributo di sette diversi partiti (tre francofoni e quattro fiamminghi). Dopo tanta attesa il risultato si è dimostrato modesto se nel giugno di quest'anno il Paese è tornato anticipatamente alle urne dopo che l'esecutivo era uscito spappolato dall'ennesima discussione in cui alla querelle linguistica si intreccia una lite sugli stanziamenti economici per le tre parti che compongono il Belgio federale: Fiandre, Vallonia e la regione di Bruxelles.