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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 12:31.

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La Nuova Zelanda fa i conti con il dopo terremoto. Il sisma del 7.1 grado della scala Richter che sabato scorso ha colpito la città di Christchurch, la più importante città dell'Isola del Sud, è il più grave terremoto abbattutosi sul paese dal 1931. Sebbene non si siano registrate vittime, i danni sono immensi: delle 160mila case nell'area del disastro oltre 100mila sono state danneggiate o distrutte. Molte persone si sono rifugiate in centri di accoglienza, mentre lo stato di emergenza è stato prolungato fino a mercoledì.

Intanto gli economisti cominciano a fare i primi calcoli: secondo le prime stime i costi della ricostruzione, che ha colpito severamente anche molte piccole e medie imprese, si aggirano intorno ai due miliardi di dollari neozelandesi (1,1 miliardi di euro). L'impatto immediato sull'economia sarà di una perdita di profitti per 300 milioni di dollari (169 milioni di euro). ASB Bank, tuttavia, prevede che nel lungo periodo il sisma porterà vantaggi grazie al business della ricostruzione.

Stephen Toplis, capo della ricerca per Bank of New Zealand, conferma: «Il costo personale del sisma è e rimarrà altissimo, ma se si guardano gli eventi da un punto di vista macroeconomico, si arriva alla perversa conclusione che vedremo nel lungo periodo una crescita della nostra economia». «Nel giro di 18 mesi – calcola Nick Tuffley, capo economista di ASB – ciò porterà a un contributo del Pil pari all'1,5 per cento». Cameron Bagrie, capo economista di ANZ Bank, avverte che la fiducia dei consumatori calerà e che il disastro naturale avrà sicure conseguenze sul settore turistico, una delle principali attività economiche nell'Isola del Sud. «Ma altri settori – continua Bagries – come quello delle costruzioni ne beneficeranno grandemente».

La regione di Canterbury, dove si trova Christchurch, produce il 10% dell'attività economica neozelandese. Christchurch, la seconda più grande città del paese, dopo Auckland, è un importante centro manifatturiero ed è un grande esportatore di carne e di prodotti caseari.

In questi giorni, sempre più aziende quotate hanno rilasciato dichiarazioni in cui lamentano danni limitati alle operazioni, anche se la maggior parte delle aziende resta chiusa. In Borsa società attive nelle costruzioni, come Fletcher Building, sono cresciute sulla speranza di un aumento della domanda, mentre le compagnie di assicurazione, che dovranno sobbarcarsi la maggior parte dei costi della ricostruzione (nel Paese la maggioranza delle abitazioni è assicurata contro i disastri naturali) sono scivolate ai minimi.

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