Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 08:08.
Nel giorno in cui le posizioni di Berlusconi e Bossi si divaricano in modo palese, il presidente del Consiglio mostra di aver scelto la sua strada. Si presenterà in Parlamento alla fine di settembre (quindi non tanto presto) con l'idea di raccogliere una maggioranza solidale e andare avanti con il programma di governo. Si sforzerà senza dubbio di non cadere vittima dei distinguo e quindi dei ricatti logoranti del gruppo finiano, ma al dunque la scelta sembra piuttosto netta. Non può essere il capo dell'esecutivo ad alzare bandiera bianca, quasi cercando la sfiducia del Parlamento: suo dovere è governare finchè può farlo, con senso di responsabilità verso gli italiani.
Sappiamo però che il principale alleato di Berlusconi, Umberto Bossi, ha detto e ripetuto ieri di essere pronto a far mancare i voti leghisti a Montecitorio, quando si arriverà al dibattito di fine mese. In altri termini, e considerato che i finiani hanno già annunciato il sostegno a Berlusconi, sarebbe la Lega ad assumersi l'onere di mandare a picco il governo. Vedremo se questa minaccia prenderà forma. Ci sono circa tre settimane da qui al giorno in cui il premier si presenterà alla Camera: un tempo più che sufficiente per raffreddare il clima politico, se appena si vuole.
Di fatto, la posizione di Berlusconi cambia il quadro. Negli ultimi giorni Palazzo Chigi sembrava un po' una nave alla deriva, sballottata tra Fini e Bossi. Adesso il premier ha recuperato una linea istituzionale che permette di distinguere più nettamente le responsabilità di chi vuole andare avanti (il Pdl) da quella di chi intende correre alle urne (la Lega).
Ora, se Bossi vuol far cadere l'esecutivo dovrà pagare un prezzo più alto, perché Berlusconi in apparenza non gli offre alcun alibi. E nel prezzo è compreso anche il federalismo fiscale, la bandiera padana che rischia di finire in un cassetto se sarà proprio il Carroccio ad affondare la maggioranza. Certo, tutti sono convinti che nella logica elettorale di Bossi il vantaggio sia evidente: più voti e più seggi nel Nord, maggiore capacità di condizionamento dell'alleanza, peso decisivo nella nuova legislatura.