Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 12:58.
L’erede al trono d’Inghilterra, una speculazione immobiliare andata male, enti di beneficenza privati delle risorse necessarie: ci sono tutti gli elementi per una storia da sbattere in prima pagina. Il Principe Carlo, secondo quanto rivela oggi The Times, ha scommesso il futuro della sua organizzazione di beneficenza su un affare che sembrava ideale ma è crollato con la crisi del mercato immobiliare.
Nel 2007, poco prima dello scoppio della crisi finanziaria, il principe di Galles aveva ottenuto un prestito di 20 milioni di sterline per acquistare Dumfries House, un palazzo storico nell’Ayrshire, e i terreni circostanti per 43 milioni di sterline. Nelle intenzioni di Carlo il palazzo avrebbe dovuto essere il centro di un nuovo grande progetto di rigenerazione con la costruzione di Knockroon, un “villaggio modello” da 770 eco-abitazioni, simile a quello costruito anni fa di Poundbury. Con la crisi del settore immobiliare peró il valore dei terreni è crollato da 15 milioni di sterline a circa 8 milioni.
Il valore dell’investimento del principe è ora inferiore non solo al prezzo di acquisto ma anche al prestito chiesto. La fondazione benefica di Carlo, che avrebbe il ruolo di distribuire fondi a venti diversi enti di beneficenza, si trova invece oberata di debiti. I proventi di varie organizzazioni benefiche sono anzi stati utilizzati per ridurre il debito di circa 5 milioni di sterline a 4 milioni.
«Non c’è dubbio che il principe di Galles ha assunto un rischio prendendo in prestito 20 milioni di sterline per finanziare l’acquisizione di Dumfries House, - ha dichiarato un portavoce di Clarence House, residenza ufficiale di Carlo. – Sua Altezza voleva a tutti i costi che questo palazzo importante e bellissimo fosse preservato per le generazioni future». Il principe era intervenuto in extremis per evitare che il marchese di Bute, proprietario di Dumfries House, vendesse all’asta il palazzo e che la collezione di mobili e opere d’arte che contiene venissero sparpagliati in giro per il mondo.
L’affare è «almeno in parte andato male», ha spiegato Sir Michael Peat, il segretario privato del principe Carlo, in un comunicato. «Siamo stati un poco sfortunati. Non abbiamo previsto il crollo nei prezzi dei terreni edificabili. Non siamo stati gli unici a essere colti alla sprovvista dal crollo del mercato». L’ufficio del principe ha comunque sottolineato che Carlo non ha intenzione di (s)vendere, é convinto che il valore dei terreni tornerà a salire e che l’affare finirà per rivelarsi un investimento. «Sua Altezza Reale ha investito sul lungo termine per il bene del paese e, spera, per il bene dell’economia e della comunitá locali».