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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 08:03.
ROMA
L'Italia quest'anno crescerà dello 0,9%, mentre nel 2011 il Pil non aumenterà di più dell'1 per cento. È quanto prevede il Fondo Monetario Internazionale che in una bozza anticipata ieri dalla Ansa del World economic outlook, il documento che verrà presentato e discusso a Washington alla fine della prima settimana di ottobre, in occasione dell'assemblea annuale degli istituti nati a Bretton Woods, ha mantenuto inalterate rispetto alle ultime rilevazioni di luglio le proprie stime sulla crescita 2010 rivedendo invece al ribasso di 0,1 punti percentuali quelle per il 2011.
Come si sa, le previsioni ufficiali del governo parlano di Pil in aumento dell'1% quest'anno e dell'1,5% nel 2011 (dati Ruef). Il Fmi spiega di attendersi che la ripresa in Italia «sia ancora più lenta» che in Francia e Germania, «perchè un persistente problema di competitività limita lo spazio per la crescita dell'export e il programmato consolidamento fiscale indebolisce la domanda privata».
In effetti, le stime dell'organismo basato a Washington attribuiscono alla Germania un tasso di crescita dell'1,6% per quest'anno e per l'anno prossimo, mentre in Francia l'attività produttiva aumenterà dell'1,5 % quest'anno e del'1,6% l'anno prossimo.
Insomma, al nostro paese viene assegnato anche per l'anno prossimo un quasi canonico mezzo punto di crescita in meno rispetto ai propri "vicini di casa": basta infatti ricordare tra il 2008 e il 2009, dunque al netto dell'annus horribilis della recessione internazionale, il Pil italiano è cresciuto dell 1,2 per cento medio annuo, contro l'1,9 per cento della Francia e l'1,4 per cento della Germania: dunque il gap è rimasto costante, proprio per via di quel "persistente problema di competitività" dell'economia italiana rispetto ai suoi concorrenti. Le valutazioni del Fondo monetario e le preoccupazioni sul differenziale di competitività hanno trovato d'accordo anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ieri ha ribadito che «bisogna creare competitività per le imprese che devono conquistare i mercati internazionali, altrimenti– ha concluso– andiamo in difficoltà».