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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2010 alle ore 09:29.
A sentire certe campane berlusconiane, fin troppo ottimiste, il traguardo è a un passo. «Rispetto ai 316 voti necessari per avere la maggioranza alla Camera - ragiona un esponente di spicco del Pdl - mancano 4 o 5 parlamentari. Se poi si farà un nuovo gruppo è secondario, l'importante ora è garantirsi la sopravvivenza senza i finiani».
Per stare dietro a previsioni così rosee i conti sono i seguenti: ai 296 voti del Pdl e della Lega andrebbero aggiunti i 5 dell'Mpa di Raffaele Lombardo, nonché i 5 del movimento di Noi Sud, nati da una scissione dei primi (tra questi resterebbe fuori l'eletto all'estero Ricardo Merlo considerato vicino a Fini). E bisognerebbe includere poi i tre liberaldemocratici (Italo Tanoni, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano), come pure i repubblicani Francesco Nucara e Francesco Pionati.
Ma, se si passa a dare ascolto ad altre campane, i numeri scendono. Anche perché, sentendo i diretti interessati, i distinguo non mancano, come pure le smentite. A cominciare da quella dell'ex ministro Calogero Mannino (Udc), la cui assenza alla kermesse centrista di Chianciano è stata letta come un addio a Pier Ferdinando Casini. «Non sono stato contattato da nessuno - ammette - e comunque ho la ventura di non aver mai avuto rapporti politici personali con Berlusconi. Ora aspetto di capire cosa vuole fare Casini». Nessuna diaspora, quindi, dalle file centriste. Da dove rispediscono al mittente le voci che raccontano di un forte pressing del premier su alcuni deputati. «Non c'è stato alcun tentativo di contattare Lorenzo Ria, Mario Tassone, Giuseppe Drago e Michele Pisacane», tagliano corto.
Chi invece non smentisce i contatti è Italo Tanoni dei Libdem. «Abbiamo incontrato il presidente del Consiglio che ci ha illustrato i problemi del paese - spiega -. Non ha fatto alcuna richiesta e la valutazione è politica. Il paese sta andando a pezzi e si tratta di decidere se è opportuno che il governo vada avanti. Dopo tutto Berlusconi ha vinto le elezioni». Nulla ancora è deciso, dunque, ma il nodo sarà sciolto a breve dalla direzione nazionale del partito.
Sono, invece, già in cassaforte i 5 voti di Noi Sud. «Noi abbiamo sempre votato la fiducia - sottolinea Arturo Iannaccone - e siamo pronti ad aderire a un nuovo gruppo di responsabilità nazionale a due condizioni: che si portino avanti iniziative a favore del Sud e che sia assicurata la nostra autonomia organizzativa». Tradotto? «La possibilità di presentare proprie liste alle regionali come abbiamo già fatto alle ultime amministrative».