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Ocse: in Italia Pil giù dello 0,3%

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2010 alle ore 08:04.


ROMA
La ripresa internazionale sta perdendo slancio e tra i paesi del G7 l'Italia è quello che nella seconda parte del 2010 risulterà in maggiore affanno, perchè tra luglio e settembre l'incremento del Pil, annualizzato, potrebbe avere il segno meno davanti e perchè nell'ultimo quadrimestre la crescita economica nel nostro paese potrebbe risultare vicina allo zero.
È quanto si ricava dall'ultimo rapporto interinale dell'Ocse, con le valutazioni di breve periodo sul quadro macroeconomico internazionale (il nuovo outlook con l'aggiornamento delle previsioni annuali paese per paese sarà presentato solo a novembre prossimo). Secondo l'Ocse, in ogni caso «la crescita nei paesi del G7 potrebbe scendere nel secondo semestre di quest'anno a un punto e mezzo percentuale su base annua». Lo sviluppo internazionale nei prossimi mesi potrebbe quindi subire un rallentamento più pronunciato del previsto, anche se, come ha spiegato il capoeconomista dell'organizzazione parigina Piercarlo Padoan «è ancora difficile capire se questo indebolimento della ripresa internazionale sia temporaneo o se sia il segnale di debolezze sottostanti più profonde della spesa privata in un momento in cui le misure di rilancio stanno giungendo al termine». Ma è in ogni caso da escludere un profilo ciclico a forma di W, cioè una ricaduta nella recessione.
Tra i fattori che pesano sfavorevolmente sul quadro complessivo ci sono i comportamenti di consumo delle famiglie, preoccupate per le prospettive non buone dell'occupazione e per la possibile ulteriore discesa dei prezzi delle case in alcuni paesi; tra gli aspetti che invece potrebbero influenzare positivamente lo scenario dei prossimi mesi, l'Ocse cita la possibilità che gli investimenti industriali ripartano prima di quanto ci si attenda, la sostanziale stabilizzazione dei mercati finanziari (pur con alcuni caveat) e la crescita robusta nelle grandi economie emergenti.
Quanto al nostro paese, le previsioni di breve termine ci collocano come fanalino di coda tra i sette grandi, perchè assegnano all'Italia un meno 0,3% nel trimestre compreso fra luglio e settembre 2010 e per l'ultimo scorcio dell'anno stimano un aumento del pil pari ad appena lo 0,1% annualizzato.

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Tags Correlati: Italia | Ocse | Piercarlo Padoan | Pil

 

Come vanno interpretate queste cifre? È stato lo stesso Padoan a fornire la chiave di lettura: In Italia «non c'é una crescita negativa, piuttosto una crescita molto bassa, vicino allo zero». Quello che conta, insomma, sono i nodi di fondo dell'economia italiana, i suoi problemi di produttività che rendono molto basso il tetto del potenziale di crescita per il nostro Paese e causano una sua maggiore vulnerabilità alle incertezze della congiuntura. «L'Italia rallenta come rallentano le altre economie, ma non é una novità il fatto che in generale cresca meno degli altri per ragioni di fondo» ha dichiarato ieri Padoan.
Ciò che deve preoccupare, dunque, non é quel «meno zero virgola», ma «i problemi strutturali, di lungo periodo, oltre all'alto debito pubblico» ha spiegato ancora l'economista, senza dimenticare che «la crescita lenta dell'Italia e degli altri Paesi avviene nel momento in cui sono impegnati nel risanamento dei conti pubblici», e che quest'azione di risanamento deve continuare.
Tanto più necessaria, dunque, l'azione della politica economica, che secondo l'Ocse si dovrebbe indirizzare su due obiettivi: mantenere il consolidamento fiscale e mettere in campo misure che consentano di aumentare la produttività nel medio periodo. «Sicuramente - ha aggiunto Padoan, in un'intervista rilasciata successivamente a Radiocor-Il Sole 24Ore – in Italia c'è bisogno di riforme in vari settori per agevolare la crescita e la produttività».L'esperto dell'Ocse ha anche fornito un'ulteriore spiegazione per il problema di bassa crescita che affligge l'Italia: «Nelle il mancato "catching up" del Meridione con le zone più dinamiche del Paese è una delle cause strutturali di bassa crescita più rilevanti».
Va detto, tuttavia, che nell'analisi dell'organizzazione parigina il problema di un ritmo asfittico dello sviluppo economico non è solo italiano e non riguarda solo il "club med", all'interno del continente europeo. «Non credo che ci siano due velocità di crescita nell'Unione Europea– ha osservato Padoan- Tutta l'Europa ha un problema generale di crescita strutturale, che è troppo debole.E questo riguarda anche la Germania».
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