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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2010 alle ore 08:01.
ROMA
«Ho letto in questi giorni sui giornali di Finmeccanica ma io non ho mai visto o conosciuto nessuno di Finmeccanica; va, comunque, valutato che io al telefono parlo molto per scherzo ed esagero le cose e dico un sacco di stupidaggini». Parola di Gennaro Mokbel, l'affarista indagato per associazione a delinquere transnazionale finalizzata al riciclaggio dalla Procura di Roma per due diversi filoni di inchiesta: quello sul maxi-riciclaggio di 2 miliardi relativi a false fatturazioni di traffico telefonico e quella sull'ingresso, nel 2007, di Mokbel nel capitale della Financial Lincoln, la controllante lussemburghese di Digint, società partecipata al 49% da Finmeccanica. Interrogato il 10 giugno scorso nel carcere di Nuoro, Mokbel si è avvalso della facoltà di non rispondere. Salvo precisare che quanto emerso sui suoi presunti rapporti con Finmeccanica non corrisponde al vero. «Io – ha detto al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto Giovanni Bombardieri – ho solo presentato una persona all'ex senatore Nicola Di Girolamo e con questo hanno fatto loro delle società, ma io non so nulla. Pensavo solo di guadagnare qualche cosa ma non ho guadagnato nulla perché con questi non si guadagna nulla, guadagnano solo loro».
Il retroscena emerge dagli atti depositati dai pm in vista del 2 novembre, data di inizio del processo che vedrà sul banco degli imputati Silvio Scaglia e altri ex manager di Fastweb e Telecom Italia Sparkle in carica tra il 2003 e il 2007. Tra i documenti in cui si parla dell'affare Digint c'è una informativa dei Ros, riportata da Radiocor, da cui emerge che, nei progetti di Mokbel, l'investimento avrebbe dovuto fruttare 100 milioni da dividere, al 50%, tra gli uomini della sua banda e altre tre persone, tra cui il presidente e ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. «Tra i percettori della controparte pubblica – scrivono i Ros – oltre a Cola (Lorenzo, ex consulente esterno di Finmeccanica agli arresti dai primi di agosto, ndr) ed a Iannilli (Marco, commercialista, ndr), Mokbel inserisce anche l'amministratore delegato della holding pubblica che in altra conversazione riportata aveva già citato nel merito (Mokbel: "Noi dovemo dà cinquanta a Guarguaglini, Lorenzo ed a Marco, e cinquanta ce li dovemo prende noi?")». In un'altra intercettazione Mokbel si lamenta con Di Girolamo, anch'egli indagato, della ripartizione della somma, esemplificando in romanesco: «Voi ne prendete 50 milioni in tre, noi prendemo 50 milioni in 11, cos'è 'sta storia?».