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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2010 alle ore 08:05.
«Dear Mr. Trichet». Il tono è cordiale, quasi amichevole. Ma dopo i convenevoli, Alessandro Profumo, amministratore delegato di UniCredit, lancia l'allarme: così com'è la riforma di Basilea 3 rischia di produrre più danni che benefici. In una lettera scritta ieri, nella veste di numero uno della federazione bancaria europea (Ebf), Profumo esprime infatti «forti preoccupazioni» per la piega presa dalla riforma di Basilea 3 sul capitale delle banche. La missiva è stata inviata ai presidenti della Bce e della Commissione Ue, Trichet e Barroso, al responsabile al mercato interno Barnier e a tutti i governatori delle banche centrali. E già il titolo va subito al centro del problema: «L'European Banking Federation è preoccupata per la riforma sul capitale regolamentare».
Profumo non è il primo banchiere che protesta. Nata per rafforzare le "fondamenta" delle banche, che hanno dimostrato durante la crisi finanziaria di avere in molti casi i piedi d'argilla, la riforma allo studio secondo molti osservatori rischia di andare all'eccesso opposto. Il rischio è di imporre alle banche un'eccessiva capitalizzazione, fino a costringerle a ridurre il credito a imprese e famiglie. Ma è il tempismo di Profumo l'elemento più significativo di queste lettere: domani si terrà infatti la riunione dei governatori, che dovrà ratificare la bozza di Basilea 3 elaborata dal Comitato per le autorità di vigilanza. Domani, insomma, sulla riforma potrebbe essere detta l'ultima parola. E Profumo, proprio in vista di questo appuntamento «che avrà un effetto significativo sull'erogazione del credito in Europa», ha messo nero su bianco le preoccupazioni del mondo bancario. Non lo scrive esplicitamente, ma il messaggio sembra chiaro: ripensateci.
Nella lettera, il numero uno di UniCredit punta il dito su varie problematiche. Il primo tema è proprio quello del credito: «Gli associati della European Banking Federation – scrive Profumo – sono molto preoccupati per gli effetti che una normativa troppo stringente produrrebbero sull'erogazione del credito al settore pubblico e a quello privato». Insomma: se le banche dovranno mettere da parte troppo capitale – è il senso della lettera – avranno meno capacità di prestare soldi a imprese e famiglie. Dovranno quantomeno alzare i tassi d'interesse. Così una normativa pensata per rendere più stabili le banche, finirebbe paradossalmente per penalizzare l'economia reale. Per questo Profumo suggerisce di tenere conto, elaborando la riforma, «della situazione europea» e «del fondamentale ruolo che le banche hanno» nel tessuto economico del Vecchio continente.