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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 14:17.
Francoforte. Dal nostro corrispondente
È un fine settimana di lavoro questo per le banche centrali. A Basilea oggi e domani le autorità di vigilanza dovrebbero discutere e approvare nuove norme prudenziali nel grande mondo del credito. L'obiettivo è di introdurre regole più stringenti. Il pacchetto di Basilea 3, frutto di lunghe e difficile trattative tecniche, appariva ieri sera in dirittura d'arrivo, nonostante le ultime pressioni provenienti dalle istituzioni finanziarie.
Né la Banca centrale europea né la Commissione a Bruxelles hanno voluto commentare la lettera aperta che la Federazione delle banche europee (EBF) ha inviato alle autorità comunitarie e che Il Sole 24 Ore ha pubblicato ieri. Il presidente dell'organismo di categoria, Alessandro Profumo, ha avvertito che dal suo punto di vista regole troppo severe potrebbero costringere gli istituti di credito a ridurre fortemente i prestiti all'economia.
Il ragionamento non convince molti banchieri centrali. Al contrario, dal loro punto di vista, norme più stringenti imporrebbero alle banche un rafforzamento del loro capitale, tale da ridare loro nuova credibilità agli occhi degli investitori. Più solidi e più credibili, gli istituti di credito potrebbero più facilmente di oggi emettere obbligazioni a lungo termine sui mercati. Il denaro poi potrebbe essere utilizzato per finanziare proprio l'economia reale.
In questo senso, nuove norme prudenziali non solo permetterebbero di evitare il ripetersi di nuovi sconquassi finanziari, ma aiuterebbero anche la stessa crescita economica. Inoltre, più volte in queste settimane, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha sottolineato che il sistema finanziario mondiale non si può permettere un'altra crisi come quella che ha portato nel settembre 2008 al drammatico fallimento di Lehman Brothers. «Non possiamo trovarci ancora una volta nella situazione in cui sui due lati dell'Atlantico i contribuenti sono costretti a mettere sul tavolo una somma pari al 27% del prodotto interno lordo pur di stabilizzare il sistema ed evitare una depressione globale - ha avvertito Trichet in un'intervista al Financial Times -. Non è possibile rifare questo una seconda volta. I popoli delle nostre democrazie non lo accetterebbero».