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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 14:13.
ROMA
L'idea del governo di cambiare un sistema tributario fermo da decenni non è tramontata. Al contrario «la riforma fiscale non è una magica riduzione ma una razionalizzazione del sistema da realizzare con le parti sociali». Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dalla scuola di formazione politica del Pdl a Gubbio, rilancia sul processo di modifica del sistema fiscale, ricordando che il governo Berlusconi non ha aumentato le tasse e che «non ha mai elevato un'aliquota o inventato una tassa; altri l'hanno fatto con grande successo di pubblico e di critica».
Sull'altra grande riforma già in atto, quella federalista, Tremonti sottolinea come il federalismo sia «equo e solidale e serva a tenere unito il Paese». Senza risparmiarsi una stoccata critica agli enti locali e alla conferenza dei servizi: «Ormai è il luogo dove si sviluppa il bancomat per i comuni».
Riforma fiscale, federale e non solo. Si deve lavorare alla semplificazione di regole e cavilli. Stop ai «chilometri di Gazzette Ufficiali». Tremonti critica l'enorme eccesso di vincoli che bloccano la crescita. Un eccesso di regole, afferma, è un «costo demenziale». E coglie l'occasione per ribadire un vecchio concetto: «In Italia dobbiamo introdurre la regola che la libertà è la regola e il divieto è l'eccezione. Tutto è libero tranne ciò che è vietato e non può essere l'opposto».
Il ministro torna poi a puntare il dito contro lo spreco dei fondi pubblici al Sud, invocando per il Mezzogiorno «una regia generale dello Stato» e sottolineando «l'importanza di una Cassa per il Mezzogiorno». Nel mirino del ministro finiscono i fondi stanziati dal Cipe che non sono stati spesi, fra cui 5 miliardi per la ricerca al Sud.
Particolare attenzione, poi, all'Europa, alla crisi e in particolare alla necessità di un nuovo patto di stabilità e crescita con una sessione di bilancio comune. «È un passaggio di rilievo costituzionale fondamentale: chi non lo vuole - avverte - esca dall'euro». Secondo Tremonti, inoltre, l'Italia per essere più forte in Europa dovrebbe «concentrare la sua presenza all'estero».
Una battuta anche sulle privatizzazioni. Tremonti critica aspramente il modus operandi dei governi passati nel settore, formulando alcuni interrogativi: «Perché si è fatto lo spezzatino dell'Enel? Mi chiedo: a chi conveniva? Certo, non ai consumatori. In Francia c'è un gigante e noi abbiamo lo spezzatino. Già la parola indica quali appetiti abbia scatenato».