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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 19:15.
Il gruppo parlamentare di «responsabilità nazionale» che servirà a puntellare la maggioranza viaggerebbe verso quota venti deputati. E non avrebbe bisogno di travasi dal Pdl. Almeno stando alle parole del segretario del Partito repubblicano, Francesco Nucara, che oggi pomeriggio ha incontrato il premier Silvio Berlusconi per fare il punto sulla ricognizione di nuove forze a sostegno dell'esecutivo. «Sono ottimista - spiega Nucara al Sole24ore.com -. Finora sono stato molto cauto sui numeri, ma adesso posso dire che l'obiettivo è vicino».
Difficile strappare al segretario qualche informazione in più sull'identikit dei nuovi componenti. «È tutta gente - aggiunge - che finora non ha votato la fiducia a Berlusconi, eccezion fatta per noi repubblicani (Nucara e Francesco Pionati, ndr)». Ci sono anche quelli di Noi Sud? «Certo», replica il segretario, in pole position per la guida del nuovo gruppo, lasciando filtrare qualche dettaglio in più. Anche se, in verità, i cinque componenti di Noi Sud (Vittorio Belcastro, Antonio Gaglione, Arturo Iannaccone, Antonio Milo e Luciano Sardelli) hanno sempre votato la fiducia al governo, come i due repubblicani. Insomma i confini del nuovo gruppo, che dovrebbe nascere in vista della comunicazione del Cavaliere a fine settembre in Parlamento, sono per ora avvolti da una fitta nebbia.
Il pressing di Berlusconi per tentare di conquistare nuovi deputati alla maggioranza va dunque avanti. E, a rendere ancora più fruttuosa la sua "caccia", contribuisce anche l'alta tensione che si registra in casa dei centristi. Dove si va acuendo la frattura tra il leader Udc Pier Ferdinando Casini e il blocco "siciliano". Che in Parlamento annovera quattro deputati (Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Drago e Giuseppe Ruvolo) e un senatore (l'ex governatore isolano Totò Cuffaro). A rinfocolare lo scontro è stata la linea del numero uno centrista che, durante la kermesse di Chianciano, è tornato a chiedere un passo indietro del premier aprendo a una crisi di governo. Una scelta criticata pubblicamente da Romano e dall'ex ministro Mannino. Che hanno marcato la loro distanza anche su un altro tema, quello del garantismo, contestando la scelta di invitare il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.