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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 08:05.
Dovrebbe arrivare in settimana un primo chiarimento del governo sull'applicazione al l'edilizia della Scia (segnalazione certificata di inizio attività). L'istituto, introdotto dalla manovra finanziaria di luglio (articolo 49, comma 4-bis del Dl 78/2010, come convertito dalla 122/2010) è nato per le attività produttive, con lo slogan «imprese in un giorno» e l'obiettivo di consentire l'avvio dell'attività subito dopo aver autocertificato il possesso di requisiti e presupposti.
Ma il fatto che la norma sia generale (sostituisce l'articolo 19 della legge 241/1990) e non modifichi esplicitamente il testo unico edilizia (Dpr 380/2001) ha gettato nel caos gli uffici edilizia privata di tutti i comuni, che in questi giorni post-ferie stanno adottando almeno tre linee diverse su come gestire il nuovo istituto: «Scia sì», e dunque non si accettano più le Dia; «Scia no», e dunque avanti con le Dia (lavori solo dopo 30 giorni); «Scia forse», e nell'incertezza si accettano anche le vecchie Dia.
A dominare tra gli enti locali è soprattutto l'incertezza, e gli uffici del ministro della semplificazione, Roberto Calderoli, padre della norma insieme al titolare della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sono stati sommersi di quesiti e richieste di chiarimenti. «Il Governo – spiega Giuseppe Chiné, capo dell'ufficio legislativo del ministro Calderoli – sta lavorando per dare un chiarimento, coordinato tra i vari ministeri interessati. Forse arriverà già in settimana».
Non è detto, però, che una risposta a quesiti sia sufficiente a dare certezze. «Secondo noi – sostiene il direttore dell'urbanistica al comune di Firenze, Domenico Palladino – la Scia non si applica all'edilizia. La norma è sulle attività produttive e il commercio. Comunque ammetto che c'è incertezza, aspettiamo lumi, ma per ora continuiamo a chiedere la Dia». Incalza il direttore edilizia del Comune di Venezia, Oscar Girotto: ««Il testo è scritto male, non si può con due parole abrogare tutta la legislazione nazionale e regionale in materia di Dia. Noi per ora andiamo avanti con le Dia».
«Anche tra noi – racconta Claudio Demetri, direttore del settore Dia del comune di Torino – c'è molta incertezza. Io penso che non si applichi, ma aspettiamo lumi da regione e governo. Per ora comunque continuiamo ad accettare le Dia. Se qualcuno presentasse la Scia? Accetteremmo anche quella».