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Le Monde accusa: «Sarkogate»

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 09:15.

Benoit Hamon, portavoce dei socialisti, parla di un Woerthgate, dal nome del ministro del Lavoro, Eric Woerth, da mesi al centro di un giro di favoritismi e probabili mazzette, che arriverebbe molto in alto, fino al presidente Nicolas Sarkozy. Eva Joly, il giudice di origini norvegesi, che cercò di combattere una decina d'anni fa la corruzione endemica della politica francese, oggi eurodeputata verde e possibile candidata alle prossime presidenziali, parla di Sarkogate. «È molto grave quello che sta succedendo: confondere – ha precisato - gli interessi dello Stato con quelli di un partito e di singole persone, come Woerth e Sarkozy». Tutti alludevano alla denuncia in caratteri cubitali apparsa ieri in prima pagina su Le Monde. Ennesima mazzata su un presidente in crisi.

«Affare Woerth: l'Eliseo ha violato la legge sul segreto delle fonti dei giornalisti». Questo hanno letto ieri in metropolitana o all'uscita degli uffici i parigini che hanno comprato come al solito il quotidiano del pomeriggio. Sbigottiti: il "loro" giornale mai era arrivato a tanto. Accusa l'Eliseo di aver utilizzato il controspionaggio per identificare la fonte, interna al ministero della Giustizia, utilizzata da parte dei giornalisti di Le Monde per accedere al testo degli interrogatori di Patrice de Maistre, che gestisce il patrimonio di Liliane Bettencourt, l'anziana proprietaria di L'Oréal e la donna più ricca di Francia.

De Maistre aveva ammesso ai poliziotti di aver ricevuto nel 2007 pressioni da Woerth, allora ministro del Bilancio, perché prendesse al suo fianco la moglie del ministro, Florence. Questo avvenne pochi mesi dopo che Woerth aveva fatto ottenere a de Maistre la Legion d'onore, la più alta onorificenza della Repubblica. Non solo: qualche mese dopo che, in piena campagna presidenziale, ci furono finanziamenti forse illegali (l'inchiesta è in corso) da parte della signora Bettencourt (convinta da de Maistre) a Woerth, che era pure tesoriere del candidato Sarkozy.

La storia è complicatissima, una telenovela politico-giudiziaria che di sicuro offrirà nuovi colpi di scena. E di una tristezza disarmante: una vecchia, i cui «vuoti di memoria» vengono sottolineati da tutti i collaboratori, manovrata dal suo entourage per arricchire mediante donazioni a raffica persone, politici, partiti. Le Monde, che da poco è passato sotto il controllo di un trio di imprenditori in odore di spiccato anti-sarkozysmo, non ha lesinato scoop in merito negli ultimi mesi.

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Tags Correlati: Benoit Hamon | Corte d'Appello | David Sénat | Eliseo | Eric Woerth | Eva Joly | Francia | L'Oréal | Legione d'onore | Le Pen | Nicolas Sarkozy | Patrice de Maistre | Pubblica Amministrazione | Woerthgate

 

A metà luglio, appunto, scrisse delle pressioni su de Maistre da parte di Woerth. Come spiegato ieri da Le Monde, la talpa utilizzata in quell'occasione, tal David Sénat, stretto collaboratore del ministro della Giustizia, Michèle Alliot-Marie, venne pochi giorni dopo spostato su un incarico "altamente strategico", la creazione di una corte d'appello nella Guyana francese.

I giornalisti di Le Monde hanno le prove: l'Eliseo ha messo in campo i servizi segreti per scovarlo e silurarlo. «Non possiamo ammettere – si legge nell'editoriale - questa violazione del segreto delle fonti». Tanto più che la legge è stata modificata proprio nel gennaio scorso introducendo più garanzie per i giornalisti. Ieri la presidenza ha smentito l'accaduto. Ma Le Monde dovrebbe presentare lo stesso denuncia alla giustizia.

Si tratta dell'ultimo colpo duro per Sarkozy, l'ex iperpresidente, che macinava consensi nei primi anni dopo la sua elezione. Ora ridotto a un presidente "ristretto", vedi la copertina dell'ultimo Economist. Già volto di una nuova destra europea, umana e moderna, Sarkozy sembrava voler riformare la Francia nel profondo, dalla scuola (antiquata) alla pubblica amministrazione (abnorme e poco efficace). Ma alla fine ha rispettato poche delle sue promesse. Nei sondaggi è inchiodato al 30% da almeno un anno. Quest'estate ha giocato il suo consueto jolly nella manica: la politica della sicurezza, la lotta alla delinquenza. Quella del pugno di ferro, che lo rese popolare presso l'elettorato più a destra quando era ministro degli Interni. Ma la caccia ai rom, che ha innescato, sul fronte della sua popolarità non ha avuto effetti. Il Front national, che grazie all'emergere di Marine Le Pen, la figlia del patriarca Jean-Marie, sta superando la sua crisi, ruba il "pubblico" più conservatore al presidente. Che ora, per di più, si ritrova a difendere in Parlamento una riforma delle pensioni assai impopolare. Ci mancava solo il Woerthgate. O Sarkogate, se si preferisce. I guai non sono finiti per il presidente. Inesorabilmente ristretto.

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