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La «variabile Nucara»: punto di forza o sintomo di debolezza?

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 09:15.
L'ultima modifica è del 14 settembre 2010 alle ore 09:07.

La variabile Nucara, ossia il gruppo «responsabile» composto da una ventina di deputati che si riunirebbe intorno al segretario del Pri e a sostegno di Berlusconi, sta trasformando in una sorta di «thriller» la partita su governo e maggioranza.
Si continuerà a ballare intorno alla magica soglia di 316 voti (la soglia per la fiducia) fino al 28 settembre, quando il premier andrà a Montecitorio. Ma è chiaro che se ha ragione Nucara, se davvero è alle viste un drappello di volonterosi in soccorso al presidente del Consiglio, quel numero decisivo ha ottime speranze d'essere raggiunto e superato.

Se viceversa qualcuno ha fatto male i conti, si resterà al di sotto di quota 316; ma in quel caso non sarà solo un infortunio: ne risulterà un serio problema politico. Tanto serio che i leghisti, in testa Maroni, e non solo loro, lo hanno già detto: senza una maggioranza politica e non solo numerica, il governo non potrà pensare di andare avanti.

In altri termini, la linea di Berlusconi, Bossi e degli ex An come La Russa è fin troppo esplicita: il gruppo di «Futuro e Libertà» può aggiungere i suoi voti a quelli della coalizione, ma se tali voti risultassero determinanti per raggiungere la fiducia il premier dovrebbe arrendersi. Tutto chiaro? Non proprio. Rimane un forte margine di ambiguità, soprattutto perché non c'è alcuna voglia di aprire la crisi adesso. Sappiamo però che a fine mese il governo ballerà intorno ai 316 voti. Per cui la variabile Nucara ha il suo peso, non solo dal punto di vista politico, ma soprattutto psicologico. Si tratta di mettere pressione a un certo numero di scontenti dell'Udc (i siciliani di Cuffaro) e magari di incalzare qualche finiano dubbioso. E ci sono ancora due settimane utili per tali esercizi.

Ma in termini generali il problema è un altro. Queste manovre cosa rivelano della salute del governo e della legislatura? Qui le risposte possibili sono due. La prima dice che Berlusconi coglierebbe una grande vittoria se rendesse ininfluenti gli amici di Fini. Sarebbe il primo passo per riassorbire i dissidenti. Ma a questo argomento si risponde che il voto di fiducia non vuol dire poi molto: quello che conta sarà il lavoro parlamentare quotidiano.

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Tags Correlati: AN | Berlusconi | Futuro e Libertà | Gianfranco Fini | Governo | Montecitorio | Partito Repubblicano Italiano | Sud | Udc |

 

È lì, nel giorno per giorno, che i finiani potrebbero diventare condizionanti. Tanto più che il terreno di confronto e forse di scontro rischia di diventare il Mezzogiorno: meridionali sono la gran parte dei nuovi amici di Nucara; meridionale è in buona misura il bacino elettorale di Fini e della stessa Udc; cruciale è l'attrito fra Nord e Sud intorno al federalismo. Resta il fatto che la conquista della maggioranza assoluta senza Fini sarebbe un successo per Berlusconi e conforterebbe la sua ritrovata determinazione nel voler evitare le elezioni.

Ma c'è la seconda tesi, secondo cui proprio i conciliaboli di questi giorni dimostrano che ormai la maggioranza si è dissolta. Nessun nuovo apporto potrebbe compensare alla lunga il distacco dei finiani, anzi renderebbe costoro più agguerriti contro l'ex grande alleato. Salvo che sulla questione del «lodo Alfano» costituzionale (lo scudo giudiziario), peraltro cruciale, in cui il presidente della Camera accetta la linea di Berlusconi. Il che non è poco. Tuttavia una coalizione che si riduce – ecco l'argomento – a racimolare qualche voto per sorreggersi è già ferita a morte. Entrambe le tesi hanno punti di forza e di debolezza. Per capire meglio, non c'è che aspettare qualche giorno.

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