Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 08:07.
ROMA - Potrebbero essere solo le regioni (o la regione) con i conti in regola di asl e ospedali a fare da benchmark per la determinazione di costi e fabbisogni standard sanitari. Come dire che se mai il federalismo fiscale in sanità si applicasse dal 2011 – come però è improbabile – le regioni capofila sarebbero Lombardia, Toscana, Marche e Umbria, le sole che hanno fatto registrare bilanci in equilibrio economico nel 2009, anno di riferimento di base in quanto secondo esercizio precedente quello di applicazione del nuovo metodo allo studio per il riparto dei fondi per la salute. Se il meccanismo fosse stato applicato già nel 2010, a fare da riferimento sarebbero state Lombardia, Umbria e Marche, le uniche in attivo nel 2008.
Mentre fervono i lavori della commissione per l'attuazione del federalismo fiscale (Copaff), ecco spuntare la prima bozza in progress del decreto che traccia i percorsi fondamentali per il capitolo, la spesa sanitaria, più atteso e delicato al test federalista. Un testo in progress, appunto, che non esclude la possibilità di nuovi aggiustamenti ma che, se confermato nella versione finale dopo il valzer di confronti attesi con i governatori forse non tutti d'accordo con questa soluzione, indica per la prima volta come stella polare del futuro benchmark in sanità solo le regioni con i conti in nero che hanno garantito i Lea, le prestazioni essenziali di assistenza sanitaria.
La partita del federalismo fiscale è apertissima e ancora incerta. Se la Lega spinge forte sull'acceleratore per varare in Consiglio dei ministri tutti i decreti delegati che mancano all'appello addirittura entro la prossima settimana, le resistenze delle regioni – e non solo del sud per la sanità – restano interamente sul tappeto. I vertici tecnici sono all'ordine del giorno e in questi giorni si cercherà di arrivare alla stretta decisiva. Con i governatori che d'altra parte, anche attraverso il decreto sull'autonomia fiscale regionale, cercano di trattare per "compensare" i tagli mai digeriti (4 miliardi nel 2011 e 4,5 dal 2012) arrivati con la manovra estiva dopo un duro (e perdente) testa a testa col governo.