Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 08:07.
A giudicare dalla reazione di ieri, l'azione della Banca del Giappone (BoJ) sui mercati valutari è stata un successo. L'obiettivo di frenare l'avanzata dello yen è stato per il momento raggiunto, ma è ovviamente presto per brindare allo scampato pericolo. Dopo l'inevitabile effetto sorpresa, gli investitori (e gli speculatori) torneranno a organizzarsi e sfideranno la determinazione di Tokyo. Con tutta probabilità dovremo dunque mettere in conto nei prossimi giorni nuovi tentativi del mercato di violare quella quota 83 contro dollaro nei pressi della quale è stata tracciata una linea immaginaria sulla sabbia, così come si avranno ulteriori mosse della BoJ che, se non altro, faranno capire la natura dell'intervento.
Finora si è trattato, come spiega Thomas Stolper di Goldman Sachs, di un «big splash»: una grossa ondata, concentrata in un momento in cui il mercato è poco liquido e per questo molto visibile. L'ideale, insomma, per convincere gli investitori che è rischioso scommettere a senso unico sulla valuta. Spesso operazioni di questo tipo sono seguite da «ondate» simili nelle settimane successive e differiscono da quelle definite di tipo «steady drip». Queste ultime, come uno stillicidio di gocce, sono di impatto inferiore, riducono la volatilità, ma rappresentano una sorta di allentamento della politica monetaria e per questo destano i timori degli altri paesi.
In genere attorno all'efficacia degli interventi sulle valute aleggia notevole scetticismo, più che altro perché le forze messe in campo per mutare l'inerzia del mercato sono poco più che una goccia d'acqua nell'oceano delle piazze valutarie: ieri per esempio si stima che la BoJ sia intervenuta con l'equivalente di 12 miliardi di dollari quando il controvalore medio scambiato ogni giorno sul dollaro/yen ammonta secondo la Banca per i regolamenti a 568 miliardi. L'esperienza del passato ci insegna tuttavia che l'obiettivo può essere raggiunto: parlando di yen, l'operazione più riuscita è quella del 1995. Allora però, a differenza di ieri, l'intervento fu coordinato con gli altri paesi del G-7 e questo fu senza dubbio il principale motivo che permise alla divisa giapponese di allontanarsi per almeno 15 anni dai massimi storici che in questi giorni sta di nuovo provando a infrangere.