Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 20:07.
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, bacchetta Walter Veltroni e il suo tentativo di costituire dentro i democratici un movimento «per rilanciare il progetto di innovazione e riformismo». Ospite di "Porta a Porta", il numero uno dei Democrats usa toni duri per bollare l'iniziativa dell'ex sindaco di Roma. Che ha posto la sua firma, insieme a Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni, in calce a un documento di forte critica nei confronti delle scelte del segretario. Veltroni, è il ragionamento di Bersani, non può fare come Gianfranco Fini, il Pd non è il Pdl. «Ci sono strumenti - ragiona il segretario - che permettono a tutti di partecipare e "non si può dire sto dentro e fuori..."».
Il leader dei democratici difende dunque a spada tratta le scelte fatte fin qui, come pure la decisione, contestata da Veltroni e dai suoi, di dare vita a un "nuovo Ulivo". «Noi facciamo i congressi e le primarie. non è affatto vero che la nostra minoranza deve rimettersi alla maggioranza. Abbiamo una diversa fisiologia. Da noi non è facile dire "sto un po' fuori e un po' dentro". Se stai dentro, da noi ci sono gli organismi, si discute». Ma la critica di Veltroni è durissima ed è tutta racchiusa in un testo di sei pagine, sottoscritto anche dagli ex rutelliani. Ancora una bozza, per la verità, ma che verrà limato nuovamente in una riunione sabato mattina per essere pubblicato domenica al più tardi, con le firme di 60-70 tra deputati e senatori. Tra cui non compaiono quelle di Dario Franceschini e dei suoi che, pur facendo parte come Veltroni della minoranza democratica, si è smarcato dall'ex segretario.
Il segretario del Pd, però, non ci sta e non risparmia ironie a Veltroni che nel documento parla di «una guida senza bussola». «La minoranza nel Pd è in ristrutturazione. - prosegue Bersani -.Ma credo che dobbiamo occuparci del Paese e non guardarci proprio in questo momento la punta delle scarpe. Non possiamo fare un pacco dono a Berlusconi. Se la palla è di là non dobbiamo tirarla in casa nostra. Poi possiamo discutere di tutto ma non è questo il momento per farlo dobbiamo rivolgerci al paese sollevando temi concreti e spiegando che cosa le opposizioni intendono fare per l'alternativa di governo».