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L'ombra della secessione in Belgio

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 08:08.

È uno degli esempi europei di federalismo più noti e spesso indicati come modello, ma visto attraverso gli ultimi sviluppi politici e le dichiarazioni dei suoi leader sembra più un paese sull'orlo della secessione che il Bengodi della devoluzione dei poteri. È il Belgio, stato federale dal 1993, da allora diviso in tre regioni: a nord le ricche Fiandre, a sud la Vallonia, in declino industriale dal secondo dopoguerra, in mezzo la regione di Bruxelles capitale, cresciuta insieme alle istituzioni europee. Un paese che a tre mesi dalle elezioni non ha ancora un governo, sulla cui formazione pesa soprattutto la difficoltà ad accordarsi su una riforma dello stato tra i partiti vincitori: a nord la Nuova alleanza fiamminga di Bart De Wever, a sud i socialisti di Elio Di Rupo. In Belgio le regioni hanno un parlamento e un governo autonomo, a cui negli anni lo stato ha trasferito sempre più poteri. Le Fiandre premono però per un ulteriore devolution, soprattutto fiscale. «Attualmente - spiega Giuseppe Pagano, professore di Finanza pubblica all'Università di Mons-Hainaut - le regioni hanno proprie imposte, che sono circa il 30% delle tasse totali; per il resto ricevono dallo stato federale una dotazione divisa in due parti: una "proporzionale" (la regione ricca paga di più ma riceve in proporzione), una "solidaristica", finalizzata a sostenere le zone più povere del paese». Ed è proprio questo il nodo: il flusso di denaro, circa due miliardi di euro all'anno, che esce dalle tasche dei fiamminghi e finisce ai "cugini" valloni. «Le Fiandre - esemplifica ancora Pagano - sono un po' come la Lombardia in Italia: pagano di più la solidarietà e si lamentano di pagare troppo». Ma il federalismo belga, regionalismi a parte, funziona? «Combina una buona dose di autonomia con la solidarietà - continua Pagano - funzionano le amministrazioni regionali, il sistema solidaristico sta in piedi da più di 20 anni (la legge istitutiva è del 1988-89, ndr). Certo, il quadro politico e decisionale è un po' complesso, ma è lo specchio della complessità istituzionale e sociolinguistica del paese». E costa molto alle finanze pubbliche, con la duplicazione dei livelli amministrativi e un Welfare molto generoso. Non a caso il debito pubblico sfiora il 100% del Pil. Dallo stallo politico, secondo Pagano, il paese uscirà con un compromesso e un passo ulteriore verso un sistema confederale: «Tre regioni con un'autonomia ancora maggiore, che saranno per esempio responsabili anche della politica del lavoro e della giustizia». La scissione e la fine del Belgio, ipotizzata ormai anche da alcuni leader valloni, non sembra invece uno scenario realistico: «La Vallonia oggi non sopravviverebbe - conclude Pagano - e ci sono nodi insolubili: chi si prenderebbe Bruxelles (a maggioranza francofona ma in territorio fiammingo)? E l'enorme debito pubblico?».

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Tags Correlati: Bart De Wever | Bruxelles | Fiandre | Giuseppe Pagano | Italia | Legislazione |

 

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