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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 19:27.
A 48 ore dall'apertura dei seggi per le elezioni parlamentari afghane l'attenzione è concentrata ancora una volta più sui temi della sicurezza che della politica. Il generale David Petraeus, alla testa delle truppe alleate in un'intervista televisiva alla Abc, ha ammesso che la campagna contro gli insorti in Afghanistan potrebbe richiedere altri dieci anni tirando così un'ulteriore bordata al piano della Casa Bianca per avviare già l'anno prossimo il ritiro delle truppe e confermato dallo stesso Petraeus.
Offensiva mediatica anche per i talebani che hanno minacciato attacchi contro le forze di sicurezza e il personale dei seggi elettorali. «Tutte le strade che portano ai seggi verranno attaccate, e le forze di sicurezza e coloro che lavorano per l'organizzazione elettorale saranno i nostri obiettivi primari», ha dichiarato il portavoce Zabihullah Mujahid alla France Presse. In un comunicato firmato dall'Emirato islamico dell'Afghanistan, i talebani ribadiscono che nell'ambito «della invasione americana»' il voto degli afghani «non ha alcun valore»' ed è soltanto «funzionale agli interessi degli invasori, con amare conseguenze per il nostro paese e la sua gente». Il comunicato ha rivolto poi un appello per il boicottaggio del voto. Ieri la polizia afghana e le truppe alleate hanno arrestato a Kabul tre talebani, tra i quali un mullah, che progettavano di attaccare con razzi un Centro di addestramento dell'esercito afghano ma al di là delle azioni terroristiche e di guerriglia si temono manifestazioni di piazza dopo quella che sempre ieri ha portato nelle strade di Kabul circa 10 mila manifestanti, per lo più provenienti da un quartiere povero a sud-ovest della città, per protestare contro il supposto rogo di un Corano a New York (annunciato da un sito internet estremista pakistano) e contro gli Stati Uniti e il presidente Hamid Karzai. Il bilancio degli scontri con la polizia è di due morti e una decina di feriti e durante il corteo sono stati bruciati molti manifesti dei candidati alle lezioni. Secondo il colonnello Abdul Zahir, capo della polizia criminale di Kabul, tra i manifestanti si erano infiltrati molti talebani che avrebbero anche sparato contro gli agenti. Il timore di un'escalation di violenze in concomitanza col voto ha indotto la missione dell'Onu (Unama) a evacuare dall'Afghanistan un terzo dello staff di 900 persone, come ha raccontato il Guardian , mentre i 600 che restano sono soggetti a restrizioni rigidissime.