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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 19:58.
Sulla Svezia splende il sole. Così dice, riferendosi al rubicondo stato dell'economia nazionale, il ministro delle Finanze di Stoccolma, Anders Borg. Quarantadue anni, occhialetti ovali, anellino al lobo di un orecchio e coda di cavallo, Borg è l'uomo-immagine su cui conta il premier Fredrik Reinfeldt per ottenere una conferma dell'attuale maggioranza di centrodestra nelle elezioni politiche di domenica prossima. In effetti, la Svezia sembra essere riemersa dalla crisi globale procedendo à la bersagliera e sfoggia conti che provocano invidia in tutti i governi delle maggiori economie europee. I dati più recenti, superando anche le più spregiudicate previsioni, mostrano una crescita dell'economia dell'1,9 per cento nel secondo quadrimestre (+ 4,6 per cento rispetto all'anno precedente) e una contrazione della disoccupazione. La corona si è decisamente rafforzata negli ultimi mesi e si calcola che a fine 2010 il rapporto deficit/Pil sarà del 2,1 per cento, ampiamente al di sotto della soglia del 3 per cento stabilita dall'Unione europea e bersaglio attualmente impossibile per molti dei Ventisette.
Sulla base di questi dati il governo uscente ha potuto promettere in campagna elettorale prospettive proibite a quasi tutti gli esecutivi europei: taglio delle tasse e aumento della spesa. E benché i partiti di opposizione sostengano che il centrodestra stia smantellando pezzo per pezzo il leggendario welfare state svedese, molti elettori sono convinti che Reinfeldt, attraverso qualche taglio alle sovvenzioni statali e introducendo agevolazioni fiscali per chi lavora, si sia finora limitato a rendere più appetibile il cercare un'occupazione di quanto non lo sia accoccolarsi nel comodo rifugio offerto dal generoso stato sociale. In effetti, dopo una flessione nell'apprezzamento nei confronti del governo nei momenti più tetri della crisi globale, da alcuni mesi il centrodestra (formato da un'Alleanza quadripartitica tra i Moderati di Reinfeldt e Borg, il Partito di centro, il Partito del Popolo-Liberali e i Democratici cristiani) ha distanziato nei sondaggi i tre partiti gauchisti (i Socialdemocratici, i Verdi e i postcomunisti del Partito della Sinistra). Eppure lo storico bis del centrodestra, che mai ha governato due volte di fila in un paese guidato dai socialdemocratici per 65 degli ultimi 78 anni, non è così a portata di mano. Infatti, riscattandosi da un passato di risultati elettorali irrilevanti (e da una lontana ascendenza in un gruppuscolo razzista), il partito di estrema destra dei Democratici svedesi, ripulito di alcuni impresentabili e guidato dall'abile mano del trentunenne Jimmie Åkesson, è accreditato di un molto probabile oltrepassamento della soglia di sbarramento del 4 per cento e di un inedito ingresso in Parlamento.