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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 08:03.
Per vent'anni Zamir Kabuli ha svolto una delle professioni più difficili in Afghanistan: far ridere la popolazione in un paese dove c'è poco o nulla da ridere. Con la sua pungente satira ha messo in luce vizi e debolezze dei potenti. Nelle sue imitazioni ci sono caduti tutti: infervorati mullah, ministri corrotti, feroci signori della guerra, potenti generali, talebani e persino l'intoccabile tra gli intoccabili: il presidente Hamid Karzai. «Naturalmente cambiavo il nome», ci spiega. La sua "impudente" satira, alla fine, gli è costata il posto tre anni fa, quando la tv nazionale lo ha licenziato. Zamir ha così lavorato prima come tassista, poi ha ripreso la sua professione in una delle tante tv private che in questi anni sono nate in Afghanistan. «Tra noi afghani si dice che ridere è il sale della vita».
Zamir, 39 anni e tre figli, di etnia tajika, è uno dei 2.500 candidati in corsa per i 249 seggi della camera bassa del parlamento. Le seconde, storiche elezioni parlamentari in Afghanistan, che si terranno domani, appaiono come le elezioni degli outsider. Un esercito in cui figurano comici, star della tv, businessman, e popstar del calibro di Zabihullah, l'"Elvis d'Afghanistan". Oltre alla solita schiera di signori della guerra ed ex mujaheddin.
«Qualcosa di positivo c'è: i volti nuovi superano il 50%», ci spiega Nader Nadery, presidente della Fefa, l'Ong indipendente che monitora il voto. Il programma di Zamir è conciso, concentrarsi sulle infrastrutture: ripristinare la rete idrica, portare l'elettricità nei tanti quartieri dove manca». Mentre ci accompagna lungo le strette vie del suo povero quartiere di Khoja Rawsh, la gente lo indica e lo saluta. «Dovevo candidarmi - continua - per i politici i bisogni della popolazione sono un trascurabile dettaglio». Come la maggior parte dei candidati Zamir è un indipendente (la legge impedisce la formazione di partiti politici nazionali). «Dobbiamo formare un blocco trasversale, che unisca le diverse etnie e dia la giusta considerazione alle colleghe donne», conclude.
Le donne, appunto. «La loro ascesa è forse la grande novità. Le candidate sono 406, un record», spiega Nader Nadery. La Costituzione afghana prevede che il 25% dei 249 seggi debba essere assegnato a donne. Questa volta loro sono convinte di ottenerne di più. Kabul attende dunque un voto che, pur meno rilevante a causa dei poteri ridotti del parlamento, si rivelerà comunque un test cruciale. Le strade sono tappezzate di manifesti elettorali. Sono appesi dappertutto, sugli alberi, sulle finestre, sui lampioni, a pochi centimetri dai semafori.