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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 18:24.
«Ci siamo parlati un po' troppo attraverso i giornali e poco guardandoci negli occhi». Ermete Realacci, ex presidente di Legambiente ed ex rutelliano, sintetizza così la temperatura in casa dei democratici. Lui è uno dei 74 parlamentari che hanno apposto la loro firma in calce al documento lanciato oggi da Walter Veltroni. «Il confronto è insufficiente nel Pd e gran parte del dibattito si è sviluppato per linee esterne».
Eppure Bersani dice che nel Pd si discute, che non è come il Pdl.
Il documento non vuole colpevolizzare Bersani, lui resta il segretario del Pd, e l'appannamento ricade quota parte su tutti, ma il partito deve ritrovare il suo spirito originario. Il manifesto vuole offrire un contributo in questa direzione.
Per il momento, però, ha creato solo nuove spaccature dentro Areadem.
Non vogliamo sfasciare la minoranza, ma solo spingerla a fare in fondo il lavoro sostenendo e migliorando il partito. Lo spirito costruttivo che era venuto fuori da Cortona (dove Areadem si riunì in assemblea a maggio scorso, ndr) si è andato perdendo.
Sicuri che l'iniziativa non indebolisca il Pd?
Il partito ha perso la sua capacità di parlare a tutti i settori della società, è necessario ritrovare quella vocazione e per farlo bisogna evitare di ripetere gli errori del passato.
Niente sante alleanze, dunque?
Alcune proposte sono state salutate positivamente dai leader della sinistra radicale, ma ci conducono verso alleanze confuse che cercano di racimolare consenso senza che il Pd abbia la forza culturale e qualitativa per assumerne la guida. Se il partito si mostra ed è forte ci si può alleare anche con Belzebù, se si indebolisce tutto è più difficile.
Il segretario non l'ha presa bene però…
Vedremo che succederà, l'altra sera al coordinamento del partito il senso del documento era stato assunto come una parziale mutazione della rotta. Il Pd deve tornare a colloquiare con tutti gli italiani, non solo con il suo popolo.