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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 19:04.
L'ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, coinvolto nell'inchiesta su un maxiriciclaggio da due miliardi di euro, ha patteggiato con la procura di Roma una pena di cinque anni e la restituzione di quattro milioni e 700 mila euro, provento dell'attività di riciclaggio a lui destinato. Nel pomeriggio, su richiesta del pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, Di Girolamo ha ottenuto gli arresti domiciliari e ha lasciato il carcere di Rebibbia, dove era detenuto dal 3 marzo scorso.
Il via libera è arrivato questa mattina dal gip Maria Luisa Paolicelli che ha preso atto dell'istanza presentata dalla difesa dell'ex parlamentare e del parere favorevole concesso dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Di Girolamo era stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di ingenti somme di denaro effettuato a livello internazionale e, con riferimento alla sua elezione a senatore con il voto degli italiani all'estero, per violazione della legge elettorale e per scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso.
Nei suoi confronti, la procura di Roma aveva sollecitato e ottenuto il giudizio immediato, ma Di Girolamo, attraverso i propri legali, si è impegnato a concordare con i magistrati un patteggiamento a cinque anni di reclusione e a restituire 4 milioni e 700mila euro, ritenuto da chi indaga il provento di attività illecite. Da quando è finito in manette, l'ex senatore si è sottoposto a numerosi interrogatori, risultando alla fine uno dei pochissimi indagati ad aver collaborato all'inchiesta.
Ai magistrati della procura, oltre ad aver svelato il meccanismo della frode fiscale messa in atto da alcuni ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, con la regia dell'imprenditore napoletano Gennaro Mokbel e di alcuni suoi stretti collaboratori (come Carlo Focarelli e Marco Toseroni), Di Girolamo ha anche parlato dell'affare Digint, società che faceva parte del gruppo Finmeccanica e che (sospettano gli inquirenti) serviva per creare fondi neri all'estero.