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Militare italiano ucciso in Afghanistan

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2010 alle ore 08:03.

KABUL - Forse quell'ordigno che stavano piazzando lungo la strada doveva colpire uno dei tanti camion carichi di schede elettorali, come era accaduto prima nella zona di Shindad. O forse era diretto ai militari delle forze internazionali della Nato (Isaf), come accade ormai da anni in una guerra arrivata all'apice della violenza. Difficile saperlo. Chi ha cercato di fermare gli attentatori – in questo caso un soldato italiano – ha pagato con la vita la sua missione. Il tenente Alessandro Romani, un incursore della Task force 45, non ce l'ha fatta.

È morto dopo un delicato intervento chirurgico alcune ore dopo esser stato ferito alla spalla, trentesimo italiano deceduto in Afghanistan dal 2004. Un altro militare del 9° reggimento d'assalto del Col Moschin, il primo caporal maggiore Elio Domenico Rapisarda, è stato ferito, ma sembra non versi in gravi condizioni. Mentre in serata un razzo è stato sparato contro la base italiana di Shindad, senza conseguenze rilevanti. L'unità era impegnata a stanare da un'abitazione un gruppo di insorti nella zona di Bakwa, nella provincia di Herat, l'area sotto il comando italiano. Il tenente Romani non è il solo soldato dell'Isaf ad aver perso la vita tra giovedì e venerdì: nelle ultime 48 ore sono morti sette militari.

Che fossero giorni difficili, lo si sapeva da tempo. Alla vigilia delle elezioni parlamentari un alto funzionario ci ha così descritto il clima di grande tensione. «Venerdì e sabato (oggi, ndr) saranno probabilmente i giorni più violenti dell'anno più violento in nove anni di guerra». Come nelle elezioni presidenziali dell'anno scorso, i talebani hanno invitato la gente a boicottare il voto, promettendo al contempo attentati a raffica. «Due sono i dati importanti: quanto le violenze degli insorti influiranno sul voto e quale sarà l'affluenza. Già quattro milioni (il 40% circa) sarebbe un dato soddisfacente», ha continuato.

Oggi in Afghanistan si vota. Gli elettori chiamati alle urne per rinnovare la Camera bassa del parlamento – l'unica in grado di bocciare proposte e decreti del governo - sono 10,5 milioni. Nessuno, tuttavia, dubita che saranno molti di meno. Le minacce dei talebani sono da prendere sul serio. «Tutte le strade che portano ai seggi elettorali saranno attaccate», aveva avvertito giovedì Zabiullah Mujahid il loro portavoce più autorevole.

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Tags Correlati: Alessandro Romani | Domenico Rapisarda | Elezioni | Hamid Karzai | Herat | Isaf | Kabul | Nato | Shindad | Task Force | Zabiullah Mujahid

 

Rispetto all'agosto 2009, quando i giorni precedenti al voto furono caratterizzati da una raffica di attentati kamikaze a Kabul - le violenze sono state finora tutto sommato contenute. Giovedì gli insorti hanno ucciso due operatori della Commissione elettorale indipendente (Eic). Ieri hanno rapito due candidati, uno a ovest di Kabul e l'altro nella provincia di Herat. Non solo: nella provincia nordoccidentale di Baghdis sono riusciti a portare a termine un sequestro di massa: 10 sostenitori di un candidato e 8 operatori della Iec.

Kabul attende. Non ci sono le migliaia di check-point del 2009. Ma di gente in giro se ne vede davvero poca. Comunque andrà sarà un voto importante, anche per valutare se davvero l'Afghanistan ha intrapreso il lento cammino verso la democrazia. O, in caso contrario, se resta ostaggio dell'insurrezione. L'esito influirà sul vertice della Casa Bianca a dicembre per stabilire la progressiva fase del ritiro americano che dovrebbe partire dal prossimo luglio.

Di cose che non vanno ce ne sono parecchie. Dei 6.783 seggi elettorali ne resteranno chiusi per questioni di sicurezza 987, quasi tutti nella regione meridionale di Kandahar, roccaforte dei talebani. Un seggio su sei circa: non è poco, ma nemmeno tantissimo. Anche il capitolo brogli, pur essendo preoccupante, non è allarmante. Se è vero che prima ancora del voto erano stati presentati oltre 1.500 ricorsi alla Commissione per i reclami, e che solo ieri oltre 3mila schede elettorali false, stampate in Pakistan, sono state sequestrate, la sensazione è che non si ripeta la frode di massa dell'anno scorso.

Un imbarazzante precedente che ha spinto le autorità a prendere diverse precauzioni: gli elettori dovranno portare un documento di riconoscimento, che sarà forato, e macchiare un dito con un inchiostro ancor più indelebile per evitare voti multipli. Il miglior baluardo contro le frodi sarà rappresentato da 292mila rappresentanti di lista e osservatori che vigilerà durante il voto. A proteggere le urne saranno dispiegati 150 tra poliziotti e soldati afghani, assistiti all'occorrenza dall'Isaf.

Altro dato importante: la partecipazione femminile. Le candidate sono 406, un record. La sensazione è che molte elettrici siano intenzionate a sfidare l'autorità dei mariti più intransigenti. Nonostante una pioggia di intimidazioni, le candidate sono determinate. Ieri c'è stato il primo e unico ritiro. Purtroppo l'organizzazione logistica potrebbe svantaggiarle. «Fino a oggi pomeriggio (ieri, ndr) sono state recuperate solo 2mila addette alle perquisizioni femminili», ha spiegato un alto funzionario occidentale al Sole 24 Ore. Si tratta di personale indispensabile in un paese in cui per votare occorre essere perquisiti con attenzione (i kamikaze spesso sono ricorsi al burqa per nascondere i loro giubbotti esplosivi). Duemila sono poche . Sembra che sia in corso un arruolamento di infermiere e altre funzionarie pubbliche.

La cautela è d'obbligo. Il messaggio del presidente afghano Hamid Karzai la dice lunga sul clima «Speriamo che tutto il popolo si rechi ai seggi per guidare con il voto il paese verso un'ulteriore stabilità. Nelle attuali circostanze ci dobbiamo aspettare che ci saranno irregolarità, ci saranno problemi e anche accuse».

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