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Rasmussen: più istruttori da Roma

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2010 alle ore 08:03.

ROMA
Abbiamo bisogno «di un sistema unico di difesa missilistico per tutti i cittadini europei», che passi attraverso il necessario dialogo con Mosca. La Russia del resto «già supporta le nostre operazioni con cui conduciamo la lotta al terrorismo e al traffico di droga». Un accordo in questo senso potrà essere raggiunto nel vertice Nato di Lisbona a novembre.
Il segretario generale Anders Fogh Rasmussen illustra la strategia della Nato e spiega nel corso di un convegno organizzato dall'Aspen e dall'Istituto affari internazionali che l'Alleanza atlantica non ha alcun piano «per attaccare nessun paese, ma è determinata a proteggere i suoi alleati». La precisazione è in risposta a una domanda su un eventuale intervento in Iran, ed è anche per questo motivo che occorre sfruttare la cooperazione tra Stati Uniti e Europa sul fronte della difesa missilistica.
In questi anni - spiega - le testate nucleari sono state ridotte del 90%, nella constatazione che il nemico da combattere sia il terrorismo, l'estremismo, il proliferare delle armi di distruzione di massa. «L'attacco terroristico dell'11 settembre è fortemente presente nelle nostre menti». Concetti che Rasmussen replica nel suo incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al Quirinale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla presenza del ministro degli Esteri, Franco Frattini.
Sono sostanzialmente tre le strade per «rivitalizzare la partnership» tra la Nato e la Russia: il sistema missilistico di difesa, il controllo delle armi convenzionali, la riduzione delle armi nucleari a corto raggio in Europa.
La premessa è che i progressi nel sistema di difesa contribuiranno a creare «un clima migliore anche per quel che riguarda il controllo delle armi convenzionali». Poiché il «successo genera successo», in tal modo si creeranno le condizioni per rafforzare «la necessaria fiducia» tra Nato e Russia nell'avviare i colloqui sulla riduzione delle armi nucleari. È la strada per costruire un'Europa «diversa, migliore e più sicura». Non per questo svaniranno d'incanto le attuali divergenze: è il caso della questione relativa «all'integrità territoriale della Georgia», e il dispiegamento di forze russe in Georgia resta «motivo di forte preoccupazione», così come il recente dispiegamento di missili in Abkhazia «è una violazione chiara dell'accordo di cessate il fuoco». Ma tutto ciò «non esime la Nato e la Russia dal cooperare contro il terrorismo e le armi di distruzione di massa». Cooperazione decisiva per accrescere sempre più il livello di sicurezza nel vecchio continente.

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Tags Correlati: Afghanistan | Anders Fogh Rasmussen | Forze Armate | Giorgio Napolitano | Ignazio La Russa | Nato | Roma | Russia | Silvio Berlusconi | Stati Uniti d'America | Vladimir Putin

 

Più volte, nel suo intervento, Rasmussen ha richiamato la Dichiarazione di Roma siglata nel 2002 tra la Nato e la Russia nella persona dell'allora presidente Vladimir Putin. Intesa «che ha reso l'Europa più sicura. È stato solo l'inizio, dobbiamo fare ancora molto» dall'Afghanistan ai Balcani.
In un successivo incontro con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, Rasmussen ha espresso apprezzamento per l'operato del contingente italiano in Afghanistan, in particolare per «l'impegno e la qualità» degli istruttori militari. E ha chiesto al governo italiano di inviare più addestratori, ottenendo, per ora, una risposta interlocutoria. «Saranno Berlusconi e il governo a deciderlo», ha risposto il ministro, assicurando però che, in caso di responso positivo, le «forze armate italiane sono pronte». L'impegno del governo - ha osservato La Russa - è di contribuire «al processo di transizione delle responsabilità di controllo del territorio al governo afghano».
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