Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2010 alle ore 08:06.
STOCCOLMA - In ufficio i manager delle multinazionali compulsano il sito vemvinnervalet.se, chi-vince-le-elezioni, e tirano un sospiro di sollievo. A cena le giovani coppie di Stoccolma, tra un'aringa marinata e un formaggio del profondo Nord, valutano le previsioni elettorali e fanno gli scongiuri contro la vittoria dei socialdemocratici: «Se vincono loro, saremo costretti a lasciare la Svezia», scherzano. Ma in realtà fanno i conti del possibile aumento delle tasse. Gli scommettitori rassicurano: l'Alleanza dei quattro partiti di centrodestra, guidata dai "Nuovi moderati" del premier Fredrik Reinfeldt, ha l'86,6 per cento di probabilità di vincere le elezioni di oggi e di mantenere la maggioranza al Riksdag, il Parlamento svedese, per la prima volta in quasi cento anni.
In città sembra che i socialdemocratici non ci siano più. I manifesti, affissi in modo selvaggio come in Italia, sono in maggioranza dei partiti di governo. Il più prestigioso partito di Svezia, il mito della sinistra europea, il baluardo dello Stato interventista ed efficiente ha perso lo smalto di un tempo. La «dolcezza del viver sereno, che un tempo era stata la grazia dell'Europa», come scriveva Curzio Malaparte nelle pagine iniziali di Kaputt ambientate a Stoccolma, sarebbe il nostalgico slogan elettorale più adatto ai custodi del modello svedese, del welfare state dalla culla alla tomba, dello stato santo e protettore. La notizia della morte del modello socialdemocratico però è esagerata. Non solo perché gli ultimissimi sondaggi, quelli di ieri, danno il polo rosso-verde (socialdemocratici, verdi, ex comunisti) in rapida risalita, sebbene ancora sotto di quattro o cinque punti rispetto all'Alleanza (la sorpresa potrebbe essere il crollo improvviso del partito nazionalista). Nemmeno la destra moderata e centrista vuole cambiamenti radicali.
La Svezia, anche senza i socialdemocratici che l'hanno costruita, resta un paese super organizzato, giovane e dinamico. Una nazione di ingegneri che si scervella per ottimizzare i tempi, per far funzionare la cosa pubblica, per risparmiare sulle risorse. Fare le briciole a tavola è un peccato mortale che si evita di commettere fin da bambini, ma il prezzo di tanta rigidità è ripagato da un'efficienza burocratica e da un senso civico che consentono di lavorare meno di chiunque altro in Europa. Solo i francesi hanno più ferie degli svedesi.