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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2010 alle ore 20:05.
Carla Bruni non è una «prostituta» e Sakineh non è stata condannata alla lapidazione. Arrivato a New York per l'Assemblea generale dell'Onu, Mahmoud Ahmadinejad ha usato toni morbidi sul caso che ha sollevato le critiche della comunità internazionale.
«Qualcuno ha diffuso notizie false in Germania, e creado le premesse per una protesta in tutto il mondo», ha detto il presidente iraniano in un'intervista all'ABC. Quanto a Carla Bruni, etichettata come «prostituta» dal quotidiano oltranzista Kayhan, il cui direttore è nominato dalla Guida Suprema, Ali Khamenei, Ahmadinejad ha condannato l'insulto come un «crimine contro l'Islam, peggiore di un comune crimine». «Che genere di Islam permette ciò?», ha esclamato, «se vi è davvero giustizia, chi ha perpetrato il crimine sarà punito».
«Quanto alle sanzioni internazionali imposte all'Iran non hanno alcun effetto sul Paese», ha detto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad intervenendo sempre al programma della domenica "The Week" sull'emittente americana ABC. «Noi prendiamo le sanzioni seriamente che è una cosa molto diversa dal pensare che sono efficaci», ha dichiarato il presidente della Repubblica islamica alla tv. Sullo stesso programma, il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha invece elogiato le sanzioni imposte sia dal Consiglio di sicurezza a giugno che da numerosi Paesi. Queste sanzioni "fanno molto male", ha detto Clinton.
Il 9 giugno scorso, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato un quarto pacchetto di sanzioni contro Teheran a causa del suo programma nucleare che, secondo i Paesi occidentali, ha fini militari. Anche Stati Uniti ed Unione europea hanno adottato una serie rigorosa di restrizioni, che contengono misure per penalizzare i partner commerciali di Teheran.