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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 10:00.

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Non è bastata Lady Gaga: essere soldati gay in America resta un tabùNon è bastata Lady Gaga: essere soldati gay in America resta un tabù

Una volta i gay si sceglievano le loro icone. Marlene, Marylin, Mina, Madonna si sono ritrovate assieme appese nelle stanze di ragazzini che non le sognavano come fidanzate ma come modelli. Quelle come Amanda Lear sull'ambiguità hanno costruito una carriera, altre come Audrey Hepburn son finite nella lista a bilanciare l'attrazione per Lorella Cuccarini. Tutte hanno fatto parte di un mercato parallelo dove la domanda non è mai mancata e l'offerta non è stata negata.

Ora le cose sono cambiate, le icone del XXI secolo si danno da fare: tutelano il loro presunto pubblico. Non bastano piedistallo, giarrettiera, kajal, nasone che da punto debole diventa vezzo. Lady Gaga ha 24 anni e si dà da fare: ha lanciato una campagna in favore di quella che dovrebbe essere una bella fetta del suo pubblico (o almeno così gli hanno detto gli esperti): per difendere i diritti dei soldati americani gay usa Twitter ed entra a piedi uniti nel dibattito di questa settimana al senato americano sul don't ask don't tell (non chiedere, non dire), la legge introdotta quando Stefani Germanotta aveva sette anni e probabilmente era impegnata a studiare i passi di Louise Veronica Ciccone.

La pop star del momento ha deciso di protestare contro la legge che consente a gay e lesbiche di arruolarsi nell'esercito a patto di tenere segreta la loro omosessualità. Pochi giorni fa Lady Gaga ha fatto un comizio nel Maine: è andata fin lì perché due senatori del partito repubblicano che vogliono abrogare la legge pro-privacy sono indecisi.

Cinque giorni fa la cantante bisessuale dichiarata (al contrario delle sue nonne non lascia niente all'immaginazione) vestita come si vestono le ragazze rock quando vogliono dire le cose serie – giacca nera e camicia chiusa fino all'ultimo bottone – ha messo online un video in bianco e nero in cui lanciava l'appello: senatori abrogate quella legge! Destinatari i repubblicani John McCain dell'Arizona, Mitch McConnell del Kentucky, James Inhofe dell'Oklahoma e Jeff Sessions dell'Alabama. Non doma, qualche giorno dopo ha mandato un tweet al senatore Harry Reid, democratico e capo della maggioranza al Senato per chiedere di mettere in calendario il voto contro la legge. Appelli, internet, impegno civile.

Sarà perché la campagna elettorale si avvicina e l'America si scopre populista ma i politici hanno risposto: chi su Twitter (i senatori Kirsten Gillibrand e Chuck Schumer di New York) chi durante un'intervista (il senatore McCain). I siti gay vanno dritti al punto: Lady Gaga è un genio del marketing. Coloro che son cresciute con True blue baby I love you (una giovane Madonna sdraiata su una macchina anni 50) restano tiepide davanti a Lady Gaga che si agita nei clip. Constatano però che Louise Veronica a qualcuna nata dieci anni dopo è riuscita a trasmettere il senso degli affari.

L'impegno di lady Gaga tuttavia non è bastato. Non è passato al Senato americano un voto cruciale che avrebbe consentito l'abrogazione della 'don't ask don't tell', la legge in base alla quale una persona omosessuale può prestare servizio nelle Forze Armate a patto che non riveli di essere gay. Il voto sul Defense Authorization Act, un provvedimento (già passato dalla Camera), è passato l'emendamento che prevedeva l'apertura di un dibattito in aula sulla legge. Per questo erano necessari 60 voti, e l'ostruzionismo compatto dei repubblicani e di due senatori indipendenti ha imposto il rinvio del dibattito a data da destinarsi. Delusa la Casa Bianca che conta comunque in un esito positivo entro l'anno.

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