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Verso il 28 fra timori di «guerriglia» e rischi di logoramento

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 08:52.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2010 alle ore 07:59.

Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, paventa una sorta di guerriglia parlamentare permanente. Usa un'espressione aspra e polemica, ma nella sostanza ha ragione. Il suo bersaglio è il gruppo di «Futuro e Libertà», gli amici di Fini, da cui il partito berlusconiano non può attendersi nulla di buono nelle prossime settimane. Certo, l'espressione «guerriglia» è sgradevole e il drappello vicino al presidente della Camera preferisce parlare di vigilanza parlamentare e di senso delle istituzioni. O di difesa del principio di «legalità».


Tuttavia la sostanza non cambia di molto. Cicchitto, come pure altri al vertice del Pdl, ha compreso che il passaggio del 28-29 settembre è significativo, ma non determinante per il futuro della legislatura e per il destino del governo. Berlusconi potrebbe ottenere i suoi 316 voti di fiducia al netto dei finiani, forse con l'apporto decisivo del Mpa di Raffaele Lombardo. Subito dopo si troverebbe nella difficoltà quotidiana di navigare al timone di una maggioranza malcerta.
La vicenda Cosentino e le questioni legate alla Rai sono una spia interessante di come sarà il clima autunnale. Segnali, nulla più, come tali da non sopravvalutare: anche perché la coesione dei finiani è da verificare. Ma indizi utili a capire che l'autosufficienza assoluta di Berlusconi è una chimera. Fini non potrà rinunciare a costruire, una settimana dopo l'altra, il profilo del suo partito. Di questo si tratta. E l'identità di «Futuro e Libertà» si definisce - è chiaro da tempo - in opposizione al cosidetto «berlusconismo». O se si preferisce a quella che lo stesso Fini, già più di un anno fa, definiva la «deriva cesarista».


Pur ammettendo che ci siano margini d'accordo su alcuni punti, ad esempio il Lodo Alfano costituzionale, è evidente che il gruppo dei 34 non intende rientrare nei ranghi. Al contrario, più si afferma l'impressione di una legislatura in bilico, più gli amici di Fini saranno indotti a caratterizzarsi sul piano politico. Il che non significa condividere ogni giorno il massimalismo di un Fabio Granata. Semmai proprio la spinta radicale di questo deputato permette ad altri dentro «Futuro e Libertà», in sintonia con il leader, di modulare la tattica, alternando momenti di conflitto e periodi di pausa.

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Tags Correlati: Berlusconi | Fabrizio Cicchitto | Futuro e Libertà | Gianfranco Fini | Lega | Movimento per l'Autonomia | PDL | Raffaele Lombardo | RAI

 

Di sicuro il presidente del Consiglio dovrà stare sempre sul chi vive, soprattutto dopo la fiducia del 29 settembre. Se l'obiettivo dei dissidenti è il progressivo logoramento di Palazzo Chigi, le occasioni per dar corpo a questa strategia non mancheranno. Del resto, proprio ieri Maroni, il ministro dell'Interno, ha ripetuto il tema leghista: o la maggioranza si dimostra salda e autorevole o è meglio «andare al voto» perché non è plausibile «cercare ogni giorno in Parlamento il voto di Tizio, Caio o Sempronio». Ciò che allo stato delle cose è più di una remota eventualità: è il probabile sbocco della ripresa d'autunno.


Berlusconi farà del suo meglio per rendere credibile quella che i giornali definiscono «la fase 2 del governo». Userà senz'altro la leva del rimpasto per accontentare vecchi e nuovi alleati. Ma nessuno è in grado di garantire il premier (e la Lega) che il cammino parlamentare è spianato. Viceversa, tutto lascia intuire che sia destinato ad avverarsi il timore di Maroni: una maggioranza in affanno che cerca di volta in volta il consenso di Tizio e Caio. Fino al momento in cui, magari all'inizio del 2011, qualcuno alzerà bandiera bianca.

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