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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 19:35.
«Il fatto non sussiste»: con questa formula il gup di Roma, Marina Finiti, ha assolto Vittorio Emanuele di Savoia e gli altri cinque imputati nel processo per il cosiddetto «Savoiagate», l'indagine sui nulla osta legati ai videopoker avviata nel 2006 dal pm di Potenza Henry John Woodcock e poi passata a Roma per competenza.
Secondo l'accusa, a partire dal 2004, i sei avevano messo in piedi una associazione per delinquere «impegnata nel settore del gioco d'azzardo fuori legge, attiva nel mercato illegale dei nulla osta per videopoker procurati e rilasciati dai monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso». A chiedere il processo era stato il pm Andrea De Gasperis, oggi procuratore capo a Latina. Oggi il gup ha assolto tutti gli imputati. Oltre a Vittorio Emanuele, Rocco Migliardi, Nunzio Laganà, suo stretto collaboratore, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca. «L'esito assolutorio di oggi conferma definitivamente - afferma l'avvocato Vincendo Dresda, legale di Bonazza - quanto già statuito nelle archiviazioni precedenti in ordine alle imputazioni connesse e consente di ribadire con maggior forza che gli arresti eseguiti quattro anni fa si fondavano
su accuse inconsistenti».