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Orti scolastici, una guida per i politici e i "granai della memoria": tutte le novità del Salone del Gusto 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 09:25.

«Le nostre non sono tematiche vecchie, non stiamo collegando un bel mondo antico, rafforzare l'agricoltura è quanto di più moderno si possa fare, anche come concreta opportunità di nuovi posti di lavoro». A meno di un mese dall'inaugurazione del Salone del Gusto e Terra Madre, in programma al Lingotto di Torino dal 21 al 25 ottobre, Carlo Petrini, Presidente internazionale di Slow Food, vuole prima di ogni altra cosa respingere al mittente le accuse di utopismo al "suo" progetto.

«Non è possibile superare questo periodo di crisi ricorrendo al modello classico di sviluppo, solo industria e commercio - continua - è necessario restituire all'agricoltura un ruolo primario. Ecco perché i concetti di economia locale e sovranità alimentare rappresentano un messaggio fortissimo, perché rispondono alle esigenze delle comunità agricole di tutti i Paesi partecipanti a Terra Madre. Tra vent'anni non mangeremo computer, né informazione, continueremo a mangiare melanzane e patate e carote – sottolinea con vigore "pasionario" Petrini - I contadini e i pescatori sono intellettuali, perché sanno leggere i cieli, i mari, conoscono le stagioni e i cicli della terra». Altro che spadellamenti televisivi, a ogni ora e su ogni canale, se poi un bambino non è in grado di riconoscere la frutta e la verdura. Touché. E che succederà quando gli ultimi contadini di oggi saranno scomparsi? Succederà che il progetto dei "granai della memoria" darà i suoi frutti. E che i nuovi contadini del futuro potranno consultare in rete una sapienza collettiva e universale, nel frattempo raccontata dagli anziani e raccolta e filmata dagli studenti, per non perdere le tecniche, la conoscenza, gli strumenti. Una rete di memoria.

Come una rete è il Salone del Gusto e soprattutto Terra Madre, l'incontro mondiale di tutte le comunità del cibo, nata nel 2004 e oggi giunta alla quarta edizione, con numeri sempre più importanti: 163 paesi partecipanti, 1500 comunità, 7mila presenze complessive (di cui 5mila delegati tra comunità del cibo, cuochi, giovani e accademici). Dei 5mila delegati, circa 2mila saranno ospitati da famiglie della provincia di Torino, Cuneo e Asti, nell'ambito di un vero scambio non solo tra i produttori di ogni paese ma anche tra i produttori e la cittadinanza. Tutt'intorno il consueto, ricchissimo programma di laboratori e teatri del Gusto, di incontri, di conferenze, di appuntamenti a tavola, perché il Salone è anche, e innanzitutto, piacere. «Non servono due "vestiti" - uno edonista e uno etico - perché il piacere non è antagonista all'impegno sociale e politico».

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Tags Correlati: Advanced School | Carlo Petrini | Fiere | Jeremy Rifkin | Torino

 

Sono tre le novità più significative di questa edizione. Innanzitutto la presenza delle comunità indigene di cinque continenti, che saliranno sul palco per inaugurare il Salone, parleranno nelle loro lingue madri (voci troppo spesso dimenticate), testimonieranno al mondo l'importanza della biodiversità, non solo alimentare, ma anche culturale. Perché, nell'indifferenza generale, sono oltre 2000 le lingue che stanno scomparendo nel mondo.

L'altra grande novità è il documento politico elaborato dai 400 studenti dell'Advanced School in Sustainability and Food Policies – corso online organizzato dall'Università di Scienze Gastronomiche con il supporto di personalità come Jeremy Rifkin – che arriverà a tutte le governance, entro due anni. I punti in questione sono otto e riguardano, tra gli altri, le trasformazioni dei sistemi sociali, l'energia e la produzione sistemica, la biodiversità e gli ecosistemi, i beni, gli scambi, le risorse comuni e l'educazione sostenibile. Il documento finale, compilato dopo i workshop del Salone, sarà presentato al Terra Madre Day del prossimo 10 dicembre.
Ed ecco la terza notizia: l'istituzionalizzazione di questo appuntamento, che avrà d'ora in avanti sempre un obiettivo concreto. Quest'anno riguarderà la realizzazione di mille orti in Africa, nel rispetto delle consuetudini e delle sapienze locali e con l'utilizzo di sementi autoctoni.

A proposito di orti, sono oltre cinquecento quelli scolastici aperti negli ultimi tre anni grazie a Slow Food (a giorni partirà il progetto – innovativo anche dal punto di vista delle energie rinnovabili e del risparmio energetico - dell'orto della facoltà di architettura di Valle Giulia a Roma, che inaugurerà la prossima primavera). Perché è dalla scuola e poi dall'università che si deve partire per diffondere di nuovo la conoscenza del cibo e per restituirgli valore. Senza valore, è difficile convincere un giovane a tornare a lavorare nei campi. E' utopia questa? C'è un vecchio adagio contadino che dice: «Chi semina utopia, raccoglie realtà».

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