Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 08:02.
ROMA- A tenere banco non è più la ricerca dei numeri per il voto di mercoledì prossimo ma il durrissimo scontro su dossier taroccati e presunti servizi deviati. Ieri dalla presidenza del Consiglio è uscita una nota in cui senza mezzi termini si definiscono «false, diffamatorie» e da «irresponsabili» le notizie su un possibile coinvolgimento dei servizi segreti italiani in dossier contro il Presidente della Camera con riferimento alla casa monegasca ex An, abitata ora da Giancarlo Tulliani, cognato di Fini. La nota di Palazzo Chigi ricorda che sia i servizi che la Guardia di Finanza avevano già smentito.
Ma i finiani insistono. Carmelo Briguglio e Italo Bocchino replicano sostenendo che «irresponsabile è chi confeziona dossier e li diffonde». Di più, Bocchino, capogruppo di Futuro e libertà, dice che «il dossier è stato prodotto ad arte da una persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica, di cui al momento opportuno saprete il nome». E il nome arriva attorno alle 20. Sul sito di Repubblica si parla di Valter Lavitola, editore e direttore dell'Avanti (non il socialista L'Avanti). Lo stesso nome che poco dopo Bocchino ripeterà durante la trasmissione Anno zero: «Risulta anche a noi, Lavitola è uno degli uomini che ha lavorato alla patacca». E il legame con Berlusconi – è sempre Bocchino a sostenerlo – sarebbe noto, visto che il direttore dell'Avanti (ex Fi) avrebbe recentemente accompagnato il premier nel suo viaggio in Brasile e sarebbe stato candidato alle elezioni europee del 2004 perché avrebbe aiutato Berlusconi a portare dalla parte dell'allora opposizione senatori candidati con il centro-sinistra (il riferimento probabilmente è a Sergio De Gregorio, che dell'Avanti è stato direttore editoriale). Insomma, dietro la «patacca» per i fianiani c'è anche il premier. Lavitola però smentisce. «Ho appreso da poco queste stupidaggini. Mi viene da ridere. Come si può fabbricare un dossier del genere?». Intanto il presidente del Copasir Massimo D'Alema assicura che «sarà accertata la eventuale collaborazione ai dossier di singoli o gruppi».
Nel frattempo alla procura di Roma arrivano le carte sulla casa. Il valore dell'immobile indicato da An nel 2000 era pari a 270mila euro ma l'avvocato Antonino Caruso, senatore del Pdl, sostiene di aver consegnato ai magistrati documenti che attestano che il valore dell'immobile, dichiarato dieci anni fa ai soli fini fiscali, era di 380mila euro.