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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2010 alle ore 08:06.
GENOVA. Dal nostro inviato
Da "grande malata" a locomotiva dell'Europa. La storia della Germania dell'ultimo decennio rappresenta un modello di successo per come questo paese è riuscito a superare la crisi e a rimettersi in moto. E un ruolo importante lo hanno giocato le relazioni industriali con il dialogo tra capitale e lavoro, come ha ricordato ieri il presidente e Ceo di Siemens, Peter Losher.
«La ripresa tedesca è avvenuta grazie a politiche che hanno favorito la costruzione di un tessuto di imprese innovative che hanno lavorato con successo nei mercati globali – ha spiegato il manager austriaco al convegno di Genova, rivolgendosi alla platea di imprenditori –. Un altro elemento chiave della competitività sono gli investimenti in ricerca e sviluppo, bisogna puntare soprattutto sulla tecnologia verde. Un'altra leva importante è l'istruzione, occorre dare più peso alle lauree tecniche».
Ma il successo della locomotiva tedesca, ha spiegato Losher, si basa anche «sulle relazioni industriali fondate sul dialogo e sulla collaborazione, piuttosto che sul conflitto». Proprio pochi giorni fa lo stesso Losher ha siglato un accordo con il leader dell'IG-Metall (il sindacato dei metalmeccanici) Berthold Huber, che prevede come anche nel caso di chiusura o delocalizzazione degli impianti qualsiasi licenziamento debba avvenire con il consenso del consiglio di fabbrica. L'accordo che per il prossimo triennio mette al riparo da possibili tagli il posto di 128mila lavoratori, premia i sacrifici fatti negli ultimi anni dai dipendenti del colosso tedesco. Intendiamoci, anche in Germania si sciopera, sia pur con minor frequenza che in Italia: nel nord-ovest sono in corso agitazioni per sollecitare il 6% di aumento. Il sindacato tedesco è pronto ad accettare i sacrifici nel momento della crisi, ma rivendica con forza che vengano redistribuiti i profitti quando l'economia riparte.
È al modello renano che guarda con interesse la Cisl, che pur rinunciando a dare battaglia in nome della cogestione propone l'adozione di un modello di governance duale, con la presenza dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di sorveglianza e la partecipazione azionaria dei dipendenti al capitale dell'impresa. Guarda anche all'esperienza tedesca l'iniziativa del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha convocato un tavolo e ha inviato alle parti sociali un voluminoso dossier, un codice sulla partecipazione, che raccoglie i diversi modelli che si stanno sperimentando nel mondo. In Italia si punta sull'autoregolazione e i sindacati (tranne la Cgil) con le associazioni imprenditoriali lo scorso 9 dicembre hanno firmato un avviso comune chiedendo al parlamento di sospendere per un anno le iniziative legislative. Il senatore Pietro Ichino (Pd), su richiesta bipartisan, è relatore di un testo che sintetizza le quattro proposte presentate da maggioranza e opposizione.