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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2010 alle ore 14:27.
ROMA - «La montagna ha partorito un topolino». Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo il video messaggio di Fini i dubbi restano: «Non c'è nessuna nuova notizia, tutto rimane come prima. L'appello alla chiarezza non è stato esaudito». E se preferisce glissare sulle possibili dimissioni del presidente della Camera, l'ex colonnello di An non si ritiene convinto che possa avere un seguito l'appello lanciato da Fini a uno stop dello scontro per il bene del paese: «Se non avesse condito il suo intervento con attacchi duri e non velati al presidente del consiglio questo appello avrebbe avuto forse più significato».
Per il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, gli elementi nuovi che sono emersi dal video messaggio di Fini «smentiscono le ingiuste accuse rivolte a Berlusconi», ma dovrebbero essere ora accompagnate dall'ammissione «che nei confronti del capo del governo è ancora in atto una violenta aggressione».
Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, invece pone l'accento su quella che Fini ha chiamato una leggerezza: «È invece un serio errore l'aver venduto una casa di proprietà di An a una società off shore». Ma è importante, sottolinea ancora Cicchitto, che ora la parola torni al confronto politico e al lavoro che attende il governo Berlusconi.