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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2010 alle ore 14:32.
ROMA - Anche oltre la fatidica quota dei 316 deputati senza i finiani, dal 29 settembre per il governo Berlusconi la navigazione in Parlamento sarà a vista. Oltre alla tenuta nelle votazioni in aula, ciò che potrebbe mettere in seria difficoltà il governo sono i nuovi equilibri che si stanno registrando nelle commissioni parlamentari.
Con gli ultimi spostamenti di deputati il centrodestra risulta in minoranza, al momento, in almeno sei commissioni. Tra l'altro due sono da sempre strategiche per il destino dei provvedimenti che la Camera è chiamata ad esaminare.
Una di queste è la commissione Bilancio, che nei giorni scorsi registrava il pareggio tra i poli, ma ora, con il passaggio di Giampiero Catone dal Pdl a Fli, vede il centrodestra traballante con il concreto rischio di restare vincolato su tutto al voto del finiano Catone. Se si considera che non c'è documento o provvedimento per l'esame, il parere o per le quantificazioni che non passa sotto la lente della V commissione bilancio, è evidente che l'ago della bilancia passa in mano al Fli.
L'altra è la commissione Affari costituzionali, chiamata, ad esempio, ad esprimere il suo via libera preventivo sui decreti legge. Vista la frequenza con cui questo governo è ricorso alla decretazione d'urgenza c'è da giurarci che per la maggioranza i rischi di utilizzare i Dl diventano elevatissimi. In prima commissione i conteggi e gli equilibri sono particolarmente complessi. Se è vero che la parlamentare Souad Sbai è tornata con il Pdl, abbandonando i finiani, è anche vero che i tre esponenti del gruppo Misto (che in tutti gli organismi parlamentari sono ormai determinanti) potrebbero votare con le opposizioni: due, infatti, sono dell'Api (Linda Lanzillotta e Pino Pisicchio) e uno, Karl Zeller, è esponente delle minoranze linguistiche: forza politica che finora ha rifiutato di schierarsi con Berlusconi.
C'è poi la commissione Giustizia, chiamata ad esaminare uno dei principali snodi sia del confronto politico interno alla stessa maggioranza sia della reale tenuta del governo. I tre voti dei finiani, tra cui quello del presidente della commissione, Giulia Buongiorno, saranno di fato decisivi nella riscrittura delle regole sulla giustizia e soprattutto per il via libera del cosiddetto lodo bis.