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L'avvocato Ellero: è di un mio cliente

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2010 alle ore 14:25.

ROMA - L'ultimo colpo di scena arriva a poche ore dall'intervento di Gianfranco Fini. «La casa di Montecarlo è di un mio cliente, e non di Giancarlo Tulliani», sostiene Renato Ellero, avvocato vicentino ed ex senatore della Lega Nord ai tempi del primo governo Berlusconi poi approdato tra gli scissionisti veneti del Carroccio. Poco dopo Valter Lavitola, il direttore dell'Avanti indicato da Italo Bocchino come l'autore della «patacca» contro il presidente della Camera, annuncia che «un minuto dopo» il messaggio di Fini dirà la sua verità. Che tuttavia sarà stringata e sibillina: «faccendiere? Frequento l'America Latina da quasi vent'anni, in quanto ritengo che se si fa politica o giornalismo politico in Italia, è più opportuno fare l'imprenditore altrove»


Ma torniamo a Ellero. L'avvocato ci tiene a far sapere che tra i suoi clienti non ci sono né i Tulliani né Fini, che conobbe quando faceva politica ma che non vede da molti anni. Quanto al suo misterioso cliente («il nome non posso dirlo altrimenti incorrerei in un reato»), Ellero rivela che è un italiano, di circa 60 anni, non veneto, con una residenza anche all'estero in un Paese «vicinissimo all'Italia» (si parla di San Marino) e soprattutto molto facoltoso, visto che potrebbe comprarsi non solo l'appartamento di Boulevard Princesse Charlotte 14 «al valore che gli viene attribuito da Libero o il Giornale, ma tutto il palazzo». Successivamente aggiunge che la notizia l'ha avuta direttamente dal suo cliente mercoledì. «La casa è una società, la società è di questo mio cliente, almeno fino a ieri sera (venerdì ndr)». Sui tempi il legale resta però sul vago. Dice che il suo cliente non glielo ha detto ma che, da come parlava, «non mi pareva che fosse da pochi giorni». Basta per dichiarare fasulla la dichiarazione contenuta nella lettera dell'ormai famoso ministro della Giustizia di Santa Lucia?

Venerdì Lorenzo Rudolph Francis in una conferenza stampa di pochi minuti aveva confermato l'autenticità del documento datato 16 settembre in cui sosteneva che il beneficiario reale delle società off shore, Printemps Ltd e Timara Ltd, fosse proprio il cognato di Gianfranco Fini. La lettera era poi finita non si sa come sul sito di due quotidiani di Santo Domingo – distante un migliaio di chilometri da Santa Lucia e dove risiede Luciano Gaucci, l'ex compagno di Elisabetta Tulliani con cui da tempo è in corso una lite giudiziaria – e rimbalzati successivamente in Italia, prima sul sito Dagospia e poi sulle prime pagine di Libero e del Giornale. La versione Ellero viene ovviamente contestata dal fronte berlusconiano. «L'avvocato sa benissimo che non può cavarsela così, con questo dire e non dire, e con questa stranissima tempistica. Con tutto il rispetto, è paradossale che la memoria venga o torni solo dopo due mesi», replica Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. Ma è lo stesso Ellero a spiegare il perché di questo ritardo: «Questa storia non è venuta fuori in ritardo ma quando ho parlato con il mio cliente. Prima pensava che questa lettera fosse inventata. Parliamoci chiaro! Al mio cliente ha dato fastidio che il ministro di Santa Lucia abbia dichiarato un nome diverso». A supporto della sua testimonianza – notano però nel Pdl – non ci sono altro che le sue parole e nessun documento. In realtà, Ellero sostiene che le carte ci sono. Che già mercoledì il suo cliente gliele aveva mostrate. Il mandato a parlare però a Ellero è arrivato solo venerdì sera, quando «il cliente» lo ha richiamato «molto stizzito» e pronto a «sfidare» il governo di Santa Lucia a rendere pubblico il nome del proprietario della società ma «non potranno farlo, perchè sa benissimo di essere lui e non certo Tulliani, il proprietario».

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Tags Correlati: Dagospia | Daniele Capezzone | Gianfranco Fini | Giorgio Conte | Lega | Luca Barbareschi | Luciano Gaucci | Partiti politici | PDL | Printemps Ltd | Renato Ellero | Roma | Timara Ltd | Valter Lavitola

 

In attesa che arrivi in rete il videomessaggio del presidente della Camera, i finiani rimangono abbastanza silenziosi. Giorgio Conte, capogruppo di Fli prima di lasciare il posto a Italo Bocchino, è arrivato a casa dell'avvocato vicentino per saperne di più ma non sarebbe riuscito a estorcere ad Ellero il nome del suo cliente. L'atteggiamento dei finiani resta però prudente. C'è chi teme si tratti di una «trappola». Il primo a non crederci è Luca Barbareschi, che nei commenti in tv che seguono al videomessaggio del presidente della Camera parla di «ennesima polpetta avvelenata che non aiuta a far chiarezza». E così si limitano a sottolineare che le parole dell'ex senatore della Lega (poi confluito tra gli scissionisti veneti) rappresenterebbero solo una conferma alla tesi già sostenuta da Fini ovvero che la casa monegasca «non appartiene a Giancarlo Tulliani» e che dietro al «fango» sparato sul presidente della Camera ci sarebbe un'azione di dossieraggio.

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