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Alla sbarra i palazzinari spagnoli

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 08:06.


MADRID. Dal nostro corrispondente
Malaya, ovvero urbanizzazione "à la carte". È a Marbella, a cavallo tra gli anni 90 e i primi anni 2000 che avviene quello che viene definito il più grande scandalo immobiliare della Spagna, costruito sulla corruzione e su un giro di "mazzette" di miliardi di euro. Ieri a Malaga, di prima mattina, c'erano centinaia di persone ammassate davanti alla sede del nuovo tribunale per assistere all'inizio del processo (durerà almeno un anno) che vede coinvolti 94 imputati eccellenti. Uno scandalo dalle enormi proporzioni, sia per l'ammontare (si parla di alcuni miliardi di euro), sia per la pena complessiva richiesta: 500 anni di carcere in totale e 4 miliardi di multa.
In Spagna si dice che ci sia «un prima e un dopo Malaya». L'iniziativa promossa dai giudici di "mani pulite" di Malaga è stata infatti come un fiume in piena che ha rotto con l'impunità dei politici del passato e innescato indagini a tappeto nel settore immobiliare in tutto il paese, dalla Costa del Sol alla Costa Brava. Basti considerare che il boom del mattone negli ultimi due decenni (si costruivano 800mila case all'anno, quanto Francia e Germania insieme) ha permesso alla Spagna di superare l'Italia in termini di Pil pro capite. Una ubriacatura da mattone che, una volta passata la sbornia a causa della crisi, ha lasciato per strada 4 milioni di senza lavoro e un milione di case invendute.
È in questa euforia collettiva propiziata dal non rispetto delle leggi e delle regole (si pensi alla cementificazione selvaggia delle coste spagnole) che hanno messo radici veri e propri sistemi mafiosi per aggirare piani regolatori, costruire case abusive e arricchirsi illegalmente. Partendo dal cuore dell'amministrazione pubblica, vale a dire dall'interno degli stessi Comuni: una rete fittissima di amicizie e di conoscenze che agiva a tutti i livelli e che, in cambio di favori, distribuiva "mazzette" e riciclava denaro sporco.
Centro di questa associazione per delinquere (nel caso Malaya) è Marbella, una delle località turistiche più prestigiose del paese dove hanno casa vip come il cantante Julio Iglesias e dove recentemente Sean Connery è stato pizzicato per avere fatto lavori di ampliamento nella sua "finca" senza licenza di ristrutturazione. A conferma del fatto che in Spagna la corruzione urbanistica (lo dimostra uno studio recente della Universidad autonoma de Madrid) è ancora sistematica.

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Tags Correlati: Juan Antonio Roca | Julio Iglesias | Malaga | Marbella | Marisol Yague | Pubblica Amministrazione | Sean Connery | Universidad

 

Malaya è nata nella testa di Juan Antonio Roca, un uomo dall'aspetto grigio, con poche amicizie, ma potente: era assessore all'urbanistica di Marbella. Una posizione privilegiata, dato che dalla sua scrivania passavano tutte le promozioni immobiliari del Comune, per ottenere i visti e le licenze necessarie ai lavori. Roca, con l'avallo dei vari sindaci che si sono susseguiti a capo del municipio e con l'aiuto di assessori e imprenditori del settore, ha messo a punto un sistema di "scatole cinesi" per fatturare illegalmente e garantirsi facili guadagni, cambiando piani regolatori, distribuendo licenze illegali e comprando case a prezzi stracciati. Un impero presente in Spagna e all'estero con attività nell'immobiliare residenziale e negli alberghi. Un vortice sempre più grande, che ha permesso di concludere circa 30mila operazioni immobiliari e di costruire 18mila case abusive.
Non a caso Roca, che rischia 30 anni di carcere (4 li ha già scontati) e oltre 800mila euro di ammenda e che negli anni d'oro viaggiava sul suo jet privato, ha accumulato una fortuna miliardaria composta da case, opere d'arte, hotel e ristoranti. Rischiano da 10 a 20 anni di carcere "compagni di viaggio" come l'ex sindaco di Marbella, Marisol Yague, accusata di avere incassato bustarelle per 1,8 milioni di euro.
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